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San Venceslao, martire

Oggi - 28 settembre 2024 - sabato della XXV settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Venceslao, martire. Vaclav o Venceslav (Venceslao), questo il suo nome di origine autoctona nella materna lingua ceca, nacque nel 907 circa a Praga, allora capitale del Ducato di Boemia (sostanzialmente corrispondente all’odierna Repubblica Ceca), sottoposto al Sacro Romano Impero. Figlio dei regnanti duchi Vratislao I e Drahomira o Dragomira, tenacemente pagani, crebbe durante la prima diffusione del cristianesimo nel ducato, resa possibile dall’evangelizzazione avviata pochi decenni prima dai missionari e futuri santi Cirillo e Metodio. Sua nonna paterna (ma secondo altre fonti zia paterna) Ludmilla (860-921), già convertita alla fede in Gesù e che sarebbe anch’essa divenuta santa, lo educò cristianamente, pur se avversata decisamente soprattutto da Drahomira, madre di Venceslao. Nel 921, alla prematura morte del padre, era ancora troppo giovane per guidare il suo Paese e così la madre ne assunse la reggenza, promuovendo una serie di misure molto ostili al culto cattolico, alla sua diffusione e al suo insegnamento. Il 15 settembre 921, in una congiura attuata con altri nobili di religione pagana, Drahomira fece strangolare Ludmilla, che si era volontariamente ritirata, dedita a una vita contemplativa e alla preghiera, nel castello di Tetín (Boemia). Cercò, inoltre, senza riuscirvi, di favorire la salita al trono del figlio più piccolo, Boleslao, ritenuto più manipolabile e comunque non influenzato dalla dottrina cristiana. Le cose, però, cambiarono quando Venceslao raggiunse l’età per governare e salì al trono col nome di Venceslao I. Il giovane si adoperò per ristabilire l’ordine in Boemia e ne riprese l’opera di cristianizzazione, mostrando subito d’essere un fedele discepolo di Gesù. Riscattò una moltitudine di schiavi pagani in vendita a Praga e li fece battezzare. Digiunava, partecipava con fervore alle funzioni religiose, portava il cilicio e si faceva apprezzare per il coraggio e per la fede. Quando il Principe Radislao, sovrano di un vicino Principato, invase alla testa del proprio esercito le sue terre, Venceslao lo affrontò e, per evitare di spargere il sangue di tanti soldati, lo sfidò a duello, uscendone vincitore. Dovette anche scontrarsi con quella parte di nobiltà che era rimasta pagana, come la madre e il fratello Boleslao, il quale tentò più volte di ucciderlo e infine ci riuscì con un vile complotto. Quest’ultimo, infatti, invitò Venceslao nel proprio castello di Stará Boleslav (Boemia) e, la mattina del 28 settembre 935, mentre il fratello si recava in chiesa, lo assalì a tradimento alle spalle, armato di spada e con l’appoggio dei suoi sgherri. La tradizione narra che Venceslao parò con la spada il vile assalto e avrebbe potuto colpire e uccidere l’aggressore, evitando di farlo per non spargere sangue fraterno. Fu così assassinato dagli sgherri del germano, che lo colpirono ripetutamente con le spade. Morì senza odio e perdonando tutti, rimettendo la propria anima nelle mani del Creatore, mentre il suo sangue sparso sul pavimento, prodigiosamente, non poté mai essere lavato restando chiaramente visibile. Poco dopo l’efferato fratricidio, Boleslao si pentì, si convertì e si adoperò in prima persona per favorire la diffusione del cristianesimo in Boemia. Il corpo di Venceslao fu poi sepolto a Praga, nella cattedrale di San Vito, dove cominciò subito la sua venerazione, mentre la sua fama di santità si diffondeva ovunque. Oggi è il santo protettore della Repubblica Ceca.
Immagine: "San Venceslao, duca di Boemia", olio su tela realizzato, verosimilmente tra il 1627 ed il 1630 circa, dal pittore romano Angelo Caroselli (1535-1652). L'opera si trova attualmente presso il Kunsthistorisches Museum (Museo di storia dell'arte) di Vienna (Austria).
Roberto Moggi
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