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Chi è ppuveriello ’e denare, è rricco ’e core

Chi è ppuveriello ’e denare, è rricco ’e core.
Chi è povero spesso è più generoso di chi vive nel benessere.
Il proverbio del giorno ci viene a ricordare come possano esserci più generosità ed altruismo in un ambiente povero e modesto, rispetto a quello in cui regna sovrana l'agiatezza.
Almeno alle persone, pur povere che siano, ma ricche d'animo, l'indigenza fa apprezzare le cose più semplici, che altrimenti sarebbero state disprezzate, agendo con generosità, col poco che hanno, con chi versa nelle stesse condizioni.
Ci sono due tipi di povertà, quella economica e quella mentale, che è definita anche d'animo.
Se la prima può essere attenuata, se non del tutto eliminata, dall'iniziativa del singolo o da aiuti esterni, nessuna ricchezza può migliorare lo stato della seconda, che rappresenta l’incapacità di comprendere, e di conseguenza valutare in modo opportuno, le proprie azioni nei confronti degli altri, come accade anche al contrario, nell’interpretare in modo sbagliato le azioni degli altri nei propri confronti. con una totale mancanza di empatia nei confronti del prossimo.
Purtroppo le società moderne, ricche sotto il profilo materiale, sono frequentate da molta gente povera dentro, una forma di penuria molto grave, che a volte passa inosservata e che è molto difficile da colmare. Persi nel proprio egocentrismo si diventa tutti poveri dentro e quindi incapaci di aiutare chi veramente povero lo è.
Per quanto possa sembrare strano a chi povero non è e mai lo è stato, è la povertà che avvicina le persone povere fuori, ma molto ricche dentro, ai veri valori della vita e della natura, una povertà che avvicina l’uomo a Dio, come leggiamo nel Vangelo secondo Matteo 19,23-30: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
Leggiamo in "Sulla magia e in sua difesa, II sec." di Apuleio:
"La povertà è sempre stata di casa con la filosofia: è onesta, moderata, padrona di poco, desiderosa di approvazione, è un bene sicuro rispetto alle ricchezze; non si preoccupa mai delle apparenze, è di modi semplici, benevola quando dà consigli, non istiga mai alcuno alla superbia, non riduce mai alcuno al male per la sua sfrenatezza."
Ma affinché l'indigenza sia sopportata in modo sereno e dignitoso, occorre, come già accennato, una ricchezza d'animo che non tutti hanno e mancando essa, si è poveri due volte.
Sempre a proposito di ricchezza d'animo, Diogene di Sinope ne era così ricco, da potersi permettere di vivere nell'indigenza più assoluta e Francesco di Bernardone, ricco di una santità concessa a pochi, con tutti i beni di cui poteva disporre, elesse a sua sposa Madonna povertà.
Come sentimmo, dai più anziani, esprimere una nostalgia dei tempi del primo dopoguerra, quando lutti, sofferenze e privazioni avevano contribuito a una maggiore fratellanza, nell'aiutarsi gli uni con gli altri, non farebbe male all'odierna società consumistica del tutto e subito, un po' più di comune povertà.
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