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23 Febbraio 2023 - San Policarpo

23 FEBBRAIO 2023 - SAN POLICARPO
Oggi - 23 febbraio 2023 - giovedì dopo le Ceneri, tempo di Quaresima, la Chiesa consente la commemorazione di San Policarpo, vescovo e martire. Di Polykarpos o Polycarpus (Policarpo), questo il suo nome rispettivamente nella natia lingua greca e in latino, si hanno poche notizie. Policarpo, noto anche con la specificazione “di Smirne”), nacque nel 69 circa, probabilmente in una famiglia cristiana, a Smyrne o Smyrna (Smirne), città greca nella provincia romana d’Asia, sulla costa egea dell’Anatolia centro-occidentale (oggi Izmir, nella Turchia asiatica). In quel periodo, era in atto in Palestina una guerra tra l’Impero Romano e gli ebrei, poi sconfitti nel 70 con la presa e il saccheggio della loro capitale Gerusalemme, nel corso del quale fu completamente distrutto il famoso Tempio, come aveva predetto Gesù (Lc 19, 43-44). La sanguinosa lotta armata causò la fuga da Gerusalemme e dalla Palestina di un gran numero di giudei, sia di antica osservanza sia convertiti al cristianesimo, i quali si rifugiarono prima nei territori vicini e poi più lontani, giungendo anche a Smirne. Ciò rese possibile - come spiegherà in seguito il vescovo Sant’Ireneo (130 circa - 202 circa), che fu allievo di Policarpo - l’incontro di quest’ultimo, ancora giovinetto, con alcuni anziani profughi ebrei, di religione cristiana, che avevano conosciuto o visto Gesù. Egli rimase talmente affascinato dai loro racconti riguardanti il Signore, che, in seguito, con alcuni di essi avrebbe deciso di raggiungere la vicina città di Efeso, per conoscere il discepolo prediletto di Cristo, l’apostolo San Giovanni evangelista (10 circa - tra 98 e 104 circa), che all’epoca vi viveva. Sant’Ireneo e altri antichi scrittori ecclesiastici, infatti, sono concordi nel ritenere che Policarpo sia stato personalmente istruito proprio da San Giovanni. Ireneo, in particolare, ha lasciato scritto che Policarpo fu discepolo “degli apostoli” e familiare con molti che avevano visto il Signore, oltre che, dagli stessi “apostoli”, nominato vescovo per l’Asia nella Chiesa di Smirne. Anche se nei suoi scritti non ha nominato esplicitamente San Giovanni evangelista (facendolo comunque in seguito), è da rilevare che, la nomina a vescovo di Policarpo, descritta genericamente come fatta “dagli apostoli”, poté avvenire solo per opera dello stesso Giovanni, essendo egli l’unico apostolo vivente alla fine del I secolo. Le stesse affermazioni di Sant’Ireneo, inoltre, sono ripetute dallo scrittore Tertulliano (160-220) e dal monaco e teologo San Girolamo (347-420). La nomina episcopale di Policarpo, dovette avvenire quando egli aveva circa trent’anni, verso il 99. Alla veneranda età di ottantaquattro o ottantacinque anni, Policarpo si fece coraggiosamente carico di un lungo e faticoso viaggio a Roma, dove desiderava pubblicamente riconoscere e omaggiare il prestigio, l’autorità e il ruolo guida di quella Chiesa, consacrata dal martirio dei Santi apostoli Pietro e Paolo, come centro dell’unità della Chiesa universale e riferimento per la genuina dottrina della fede. Quando arrivò nell’Urbe, da poco era stato eletto papa Sant’Aniceto (155-166), nato nella città siriana di Emesa, dal quale fu accolto a braccia aperte, poiché anziano discepolo dell’apostolo San Giovanni. Durante la sua permanenza nell’Urbe, si dedicò anche a risolvere la questione della data in cui celebrare la Santa Pasqua. I cristiani dei primi secoli, infatti, ritenevano essenziale la sua determinazione precisa, sia per l’uniformità in tutta la Chiesa, sia per la fedeltà alla celebrazione fatta da Cristo. In occidente si era raggiunta la quasi totale uniformità accettando l’uso romano secondo il quale la Pasqua cadeva la domenica seguente al plenilunio primaverile, mentre in oriente le usanze erano diverse e legate a calcoli astronomici quasi precisi. A Roma, Policarpo ebbe pure modo di incontrarsi con alcuni eretici, che venivano dal pontefice con la speranza di veder approvate le loro dottrine e ricevere così un crisma d’autorità. Testimonianze storiche riportano che riuscì a illuminare parecchi di questi e a ricondurli all’unità della vera fede, forte della sua santità di vita e del legame avuto con l’apostolo Giovanni, che gli conferivano un ascendente e una benefica influenza su tutti. La dolce pacatezza dei suoi modi e delle sue parole cessava, però, di fronte alla consapevole ostinazione nell’errore da parte di qualcuno. Ad esempio, incontrando l’impenitente eretico Marcione (85-160), non esitò a dirgli che lo considerava primogenito di Satana. Policarpo morì martire nella sua diocesi di Smirne, forse condannato al rogo e bruciato vivo, durante le persecuzioni avvenute sotto il regno dell’imperatore Antonino Pio (138-61). Del suo martirio abbiamo un dettagliato resoconto, redatto dai cristiani di Smirne per i fratelli della città di Filomelio, sede episcopale della Frigia (regione storica dell'Anatolia centrale, oggi nel centro della Turchia asiatica), sulla strada per Efeso sulle coste del mare Egeo, che ne avevano fatta richiesta. In un passo è citata la data della morte, che corrisponde al 23 febbraio 155, anche se alcuni autori hanno posticipato il martirio al 167. Non sappiamo, precisamente, dove i fedeli di Smirne collocarono le ossa risparmiate dal fuoco e raccolte con venerazione. Questo perché era consigliabile, all’epoca, non indicare per scritto l’ubicazione di un sepolcro cristiano, per evitare profanazioni da parte dei pagani. Oggi si ritiene che tale luogo fosse sul Monte Pagos, nell’immediato entroterra di Smirne, dove ora sorge un convento dei Frati Cappuccini. A Roma sono conservati frammenti delle sue ossa nella Chiesa di Santa Maria della Concezione in Campo Marzio, nell’omonimo rione del centro storico, sede della Rettoria di rito siro-antiocheno del Patriarcato di Antiochia di Siria. A Smirne gli è dedicata una parrocchia, sul cui altare maggiore si trova una statua con i segni della dignità vescovile secondo l’uso latino. Ogni anno la sua festa vi richiama i cristiani, anche da lontano, per stringersi attorno al Santo patrono e implorare saldezza nella fede e il ritorno dei fratelli all’unità della Chiesa.
Roberto Moggi
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