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San Paolo VI, papa

Oggi - 29 maggio 2024 - mercoledì della VIII settimana del tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Paolo VI, papa. Giovanni Battista Enrico Antonio Maria, questi i suoi nomi di battesimo, noto Giovanni Battista, nacque il 26 settembre 1897 a Concesio, piccolo paese nei pressi di Brescia, in Lombardia, nell’allora Regno d’Italia. Era il secondo dei tre figli della famiglia Montini, composta dall’avvocato Giorgio e della nobildonna Giuditta Alghisi, cattolici praticanti impegnati sul piano politico e sociale. Tra il 1903 e il 1915, a Brescia, frequentò le scuole elementari, poi il ginnasio e parte del liceo nel collegio dei Padri Gesuiti, diplomandosi presso il liceo statale cittadino nel 1916. Nell’autunno di quello stesso anno, seguendo una precoce vocazione religiosa, entrò nel locale seminario e quattro anni dopo, il 29 maggio 1920, fu ordinato sacerdote. Dopo l’estate si trasferì a Roma, dove seguì i corsi di filosofia della Pontificia Università Gregoriana e quelli di lettere dell’università statale. Intanto, nell’ottobre 1921, grazie alla sua buona cultura e alle specifiche attitudini, fu destinato al Servizio Diplomatico Vaticano e, per alcuni mesi del 1923, fu addetto alla Nunziatura Apostolica di Varsavia, capitale della Polonia. Questo non gli impedì di laurearsi a pieni voti in diritto canonico nel 1922 e in quello civile nel 1924. Il 24 ottobre 1924 entrò nella Segreteria di Stato Vaticana, dove, l’anno dopo, fu nominato Minutante Pontificio, in altre parole funzionario addetto alla preparazione e alla prima stesura delle lettere ufficiali e simili. In quel periodo partecipò da vicino all’attività degli studenti universitari cattolici organizzati nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), della quale fu Assistente Ecclesiastico Nazionale dal 1925 al 1933. Quasi contemporaneamente, dagli inizi del 1930, divenne progressivamente uno dei più stretti collaboratori del neo nominato Segretario di Stato Cardinale Eugenio Pacelli, fino a quando, nel 1937, egli fu promosso Sostituto della Segreteria di Stato. Mantenne quest’importante Ufficio anche quando il Cardinale Pacelli fu eletto Papa nel 1939 col nome di Pio XII (dal 1939 al 1958). Nel 1952, otto anni più tardi, divenne Pro segretario di Stato per gli affari ordinari. Fu lui a preparare la bozza dell’estremo ma inutile appello di pace che Papa Pacelli, che sarebbe poi stato dichiarato Servo di Dio, lanciò per radio il 24 agosto 1939, alla vigilia del secondo conflitto mondiale: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra!”. Dopo l’immane catastrofe del conflitto mondiale, il 6 gennaio 1955, assunse la carica di Arcivescovo di Milano. Alla guida della Chiesa ambrosiana s’impegnò a fondo sul piano pastorale, dedicando una speciale attenzione ai problemi del mondo del lavoro, dell’immigrazione dalle campagne e dal meridione d’Italia, e delle periferie, dove promosse la costruzione di oltre cento nuove chiese. Dal 5 al 24 novembre 1957 tenne una capillare “Missione per Milano”, sottoscrivendo nell’occasione un indicativo “invito” rivolto a quanti erano più lontani dalla fede praticata. Il 15 dicembre 1958 fu il primo cardinale a ricevere la porpora da Papa Giovanni XXIII (dal 1958 al 1963), che sarebbe stato in seguito canonizzato, partecipando così al Concilio Vaticano II (dal 1962 al 1965), dove sostenne apertamente la linea riformatrice. Morto Giovanni XXIII, il 21 giugno 1963 fu eletto Papa e scelse il nome di Paolo, con un chiaro riferimento all’apostolo evangelizzatore. Già nei primi atti del pontificato volle porre l’accento in ogni modo la continuità con il predecessore, in particolare decidendo di far riprendere i lavori del Concilio Vaticano II, sospeso per la morte del Pontefice suo predecessore, che si riaprì il 29 settembre 1963. Condusse i lavori conciliari con attente mediazioni, favorendo e moderando la maggioranza riformatrice, fino alla conclusione avvenuta l’8 dicembre 1965, preceduta dalla reciproca revoca delle scomuniche intercorse nel lontanissimo 1054 tra la Chiesa di Roma e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli (odierna Istanbul, Turchia). Nel periodo del Concilio fece anche i primi tre dei nove viaggi che nel corso del pontificato lo portarono a toccare i cinque continenti, unendosi alle dieci visite pastorali compiute in Italia. Nel 1964 si recò in Terra Santa e poi in India, e nel 1965 a New York, dove pronunciò uno storico discorso davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In quello stesso anno iniziò una profonda azione di modifica delle strutture governative centrali della Chiesa, creando nuovi organismi per il dialogo con i non cristiani e i non credenti, istituendo il Sinodo dei vescovi - che durante il suo pontificato tenne quattro assemblee ordinarie e una straordinaria tra il 1967 e il 1977 - e attuando la riforma del Sant’Uffizio. La sua volontà di dialogo all’interno della Chiesa, con le diverse religioni e con il mondo fu al centro della sua prima enciclica “Ecclesiam suam” (“La sua Chiesa”) del 1964, seguita da altre sei: tra queste sono da ricordare la “Populorum progressio” (“Lo sviluppo dei popoli”) del 1967, che ebbe una risonanza molto ampia, e la coraggiosa “Humanae vitae” (“Riguardo alla vita umana”) del 1968, dedicata alla questione dei metodi per il controllo delle nascite. Enciclica che suscitò numerose polemiche anche in molti ambienti cattolici. Altri documenti significativi del pontificato sono la lettera apostolica “Octogesima adveniens” (“L’ottantesimo anniversario”) del 1971, per il pluralismo dell’impegno politico e sociale dei cattolici in occasione dell’anniversario dell’enciclica “Rerum Novarum” (“Delle cose nuove”) di Papa Leone XIII (dal 1878 al 1903) e l’esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi” (“L’impegno dell’annuncio del Vangelo”) del 1975, sull’evangelizzazione del mondo contemporaneo. Impegnato nel non facile compito di attuare e applicare le indicazioni emerse dal Concilio, impresse un’accelerazione al dialogo ecumenico attraverso incontri e iniziative rilevanti. L’impulso rinnovatore nell’ambito del governo della Chiesa si tradusse poi nella riforma della Curia nel 1967, della Corte Pontificia nel 1968 e del Conclave nel 1970 e nel 1975. Anche nel campo della liturgia svolse una paziente opera di mediazione per favorire il rinnovamento raccomandato dal Vaticano II, senza tuttavia riuscire a evitare le critiche dei settori ecclesiali “più modernisti” da una parte, e la tenace opposizione dei tradizionalisti dall’altra, tra i quali ultimi l’ultraconservatore arcivescovo francese Marcel Lefebvre (1905-1991), poi sospeso a divinis nel 1976. Rimodellò notevolmente il collegio cardinalizio e ne accentuò il carattere di rappresentanza universale, con la creazione, in sei Concistori (riunioni di alti porporati costituiti in assemblea), di centoquarantaquattro nuovi Cardinali, la maggior parte dei quali non italiani. Durante il pontificato sviluppò inoltre in modo considerevole l’azione diplomatica e la politica internazionale della Santa Sede, adoperandosi in ogni modo per la pace - anche grazie all’istituzione di un’apposita giornata mondiale celebrata dal 1968 il 1° gennaio di ogni anno - e proseguendo il dialogo con i Paesi dittatoriali comunisti dell’Europa centrale e orientale avviato da Giovanni XXIII, attraverso la cosiddetta “Ostpolitik” [di etimologia tedesca, composta da “Ost” (est, oriente) e “Politik” (politica)]. Nel 1970, con una decisione senza precedenti, dichiarò Dottori della Chiesa due donne, Santa Teresa d’Ávila e Santa Caterina da Siena. Nel 1975 - dopo il Giubileo straordinario tenuto nel 1966 per la conclusione del Vaticano II e l’Anno della Fede celebrato tra il 1967 e il 1968 per il diciannovesimo centenario del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - indisse e celebrò un Anno Santo. La fase conclusiva del suo pontificato fu segnata drammaticamente dalla spaventosa vicenda del sequestro e dell’assassinio del politico italiano cattolico e suo personale amico Aldo Moro (1916-1978), per il quale nell’aprile 1978 indirizzò un appello agli “uomini delle Brigate Rosse” chiedendone invano la liberazione. Il 29 giugno del medesimo 1978 celebrò in San Pietro il quindicesimo anniversario della propria elezione. Morì la sera del 6 agosto, nella residenza estiva di Castel Gandolfo (Roma), quasi improvvisamente, dopo un giorno di permanenza a letto. Dopo il funerale celebrato il 12 agosto in piazza San Pietro, fu sepolto nella Basilica Vaticana. L’11 maggio 1993 fu avviata dalla diocesi di Roma la causa di canonizzazione. Il 9 maggio 2014 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il miracolo attribuito alla sua intercessione. A seguito di ciò, l’ha dichiarato beato il 19 ottobre 2014 e l’ha canonizzato in Piazza San Pietro il 14 ottobre 2018. La sua memoria si celebra in data 29 maggio, data che è stata scelta perché è quella della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1920.
IMMAGINE: << Papa Paolo VI, foto ufficiale di pubblico dominio scattata nel 1969 dalla ditta “fotografia Felici“ di Roma. L’opera si trova presso la “Catholic News Service” (CNS) in Washington, DC (USA) >>

Roberto Moggi
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