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Sant'Augusto Chapdelaine

Oggi - 29 febbraio 2024 - giovedì della II settimana del tempo di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant'Augusto Chapdelaine, sacerdote e martire. Auguste (Augusto) - questo il suo nome di battesimo - nacque il 6 gennaio 1814 a La Rochelle-Normande, nella regione costiera della Normandia, parte dell’allora Impero Francese napoleonico, che già nel successivo mese di aprile sarebbe diventato Regno di Francia (oggi frazione del comune di Sartilly-Baie-Bocage, regione Normandie, nord-ovest della Francia), in una famiglia di ferventi contadini cattolici. Seguendo una precoce vocazione religiosa, fece i primi studi nell’antica abbazia cistercense del vicino comune di Mortain, proseguendoli nel seminario diocesano di Coutances, pure in Normandia, dove fu ordinato sacerdote nel 1843. Da presbitero ebbe l’incarico prima di vicario e poi di parroco della parrocchia del non lontano villaggio di Boucey, dove soggiornò dal 1844 al 1851. Nel 1851, seguendo il suo forte spirito missionario, entrò al noviziato della Società per le Missioni Estere di Parigi, con l'obiettivo di lavorare per l’evangelizzazione nei paesi non cristiani, specialmente in Asia. Così il 29 aprile 1852 s'imbarcò ad Anversa (Belgio), diretto alla missione cinese del Kuang-Si. Dovette, però, fermarsi provvisoriamente a Ta-Chan, nella colonia britannica di Hong Kong, vicino alla frontiera con la Cina, dove celebrò la prima messa l'8 dicembre 1854 e rimase nascosto due anni, aspettando il momento propizio per dedicarsi finalmente alla sua opera. Infatti, aveva dovuto proteggersi dalle persecuzioni anticristiane dei locali “Mandarini” (funzionari di alto lignaggio dell’Impero Cinese, appartenenti tutti a una casta particolare, indipendenti da ogni controllo popolare e direttamente dipendenti dall’Imperatore). Qui, dopo avere imparato bene la lingua, per essere più facilmente accettato dal popolo, assunse il nome locale di Ma-Laï. Infine, nel 1855, riuscì a entrare nel Kuang-Si, dove si mise subito a predicare e fare apostolato, percorrendo il territorio in lungo e in largo. In brevissimo tempo i neofiti divennero circa duecento. Un certo Po-San, però, un notabile dai costumi corrotti, avendo saputo che una donna da lui sedotta e della quale si era invaghito, si era convertita al cristianesimo, denunciò la presenza del missionario al Mandarino di Sy-Lin-Hien, acerrimo nemico dei cristiani, accusandolo di sobillare il popolo e fomentare disordini. Così, il 25 febbraio 1856, padre Augusto fu fatto prigioniero e subito interrogato, torturato e condannato a morte. Morì martire il 29 febbraio dello stesso 1856, nella provincia del Kuang-Si, con il terribile supplizio del “lingchi”, consistente in una morte lenta e atroce, senza mai mostrare il benché minimo cedimento nella fede e invocando il nome di Gesù. E’ stato beatificato il 27 maggio 1900 dal papa Leone XIII e canonizzato il 1° ottobre 2000 dal pontefice San Giovanni Paolo II, unitamente ad altri 119, martiri in Cina nel periodo compreso tra il 1648 e il 1930.  Roberto Moggi
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