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240216 - Le molteplici sofferenze di una persona anziana.

 


#TCNCH - 240216

Con le persone con cui mi incontro, nell'ambiente in cui vivo, o qui nel social, sembra come se riuscire ad avere il privilegio di raggiungere una certa età, sia contrastato da una sorte vendicativa, che ha tutto l'interesse a rovinarci il momento che stiamo vivendo, privandoci delle persone care a cui teniamo, oppure di amici o conoscenti di lunga data. Persone magari più giovani di noi che vengono meno, per incidenti o malattie.
Tanto per dirne una, stamattina mi sono incontrato con un vicino di 84 anni che, qualche mese fa, ha perso una figlia che aveva una cinquantina d'anni e si è messo a parlarne, chiedendosi perché è successo alla figlia e non a lui, con tutto il dolore che hanno provato lui e la moglie che, a suo dire, ancora non riesce a farsene una ragione.
Ci riteniamo fortunati, per l'età che abbiamo raggiunto, con tutti gli acciacchi e gli inconvenienti che ci fa incontrare e la cosa che ci fa più senso è il deserto in cui ci veniamo a trovare, per amici, conoscenti e persone care che ci hanno lasciato prima del dovuto o che hanno una brutta malattia, così che ogni momento che trascorre, ci sembra rubato alla già tanto breve vita che a loro è destinata.
Un deserto dovuto al venire meno delle persone che hanno caratterizzato sia la nostra epoca, che il nostro ambiente, rendendoli diversi, al punto che alcuni si lasciano coinvolgere nel modo peggiore, non riuscendo a sopportare tale diversità e lasciandosi andare a loro volta, come se avessero perduto le forze per affrontare una vita nella quale non vedono più prospettive.
Un deserto ancora più deprimente per chi vive soffrendo una solitudine non scelta, ma imposta dalle circostanze della vita.
C'è chi si rifugia nella fede e nella preghiera, con tutto il sollievo e la forza che vi si possono trarre, per continuare a vivere, mentre altri trovano sollievo nella meditazione o in psicoterapeuti che riescono a fargli ritrovare, se non la gioia, almeno la forza di continuare a vivere.
Nel percorso di conoscenza che don Juan indica a Carlos Castaneda, c'è quello del "non fare", ovvero fare le cose più ritenute assurde, come se ci si credesse, e chi per esempio non crede nel divino, ma ha l'intelligenza di riuscire a capire l'importanza del "non fare", può trovare nel raccoglimento di concentrazione, di meditazione e di preghiera, una forza e anche una gioia di vivere, che ignorava di poter avere dentro di sé.
Non ogni tanto, bensì ogni mattina che la sorte ci concede, aperti gli occhi, per fugare tutte le ansie degli incubi notturni e quelle che si prospettano nella giornata, esercitiamoci in un abbandono del nostro sé influenzato da ansie, sofferenze psicologiche ed apprensioni di ogni sorta, immergendoci in un profondo sentimento di gratitudine e accogliendo la giornata come il miglior dono che potevamo desiderare, con tutta la concentrazione che ci è possibile, perché è l'unico sentimento che dobbiamo provare e prima di farlo, quindi, svuotiamo la mente da qualsiasi pensiero estraneo, non reprimendolo ma lasciando che se ne vada da sé.
Potete restare scettici e non crederci, ma come ho accennato, se avete l'intelligenza e anche l'indole, di riuscire a fare cose in cui non credete, come se fossero sacrosante, potreste restare sia stupiti, che piacevolmente sorpresi, del benessere che riuscirete a ricavarne.
Quanto ho accennato, è più che famigliare ad un attore che riesce a immedesimarsi in un personaggio, al punto tale che quando recita dimentica sé stesso, perché non è più lui, ma il personaggio.
Ognuno di noi ha impersonato una o più parti, nel vissuto e nel presente, impariamo a impersonare la parte più importante, quella che ci aiuta a dare il miglior senso alla vita che ci aspetta, così che la sua aspettativa e anche il nostro umore non potranno che migliorare.
Se arrivate a crederci e basta, serve a poco, se non ci credete, ma lo fate come se ne foste convinti, serve a tanto.
rm

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