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29 Agosto 2023 - Martirio di San Giovanni Battista

29 AGOSTO 2023 - MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Oggi - 29 agosto 2023 - martedì della XXI settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria del Martirio di San Giovanni Battista. Si tratta di una celebrazione d’origine remota, risalente probabilmente alla dedicazione dell’antica basilica eretta in suo onore, nel I secolo, nella città di Samaria nell’omonima regione della Palestina romana (oggi sotto governo dell’Autorità Palestinese). In questo centro, chiamato Sebaste dopo la ricostruzione attuata dal re di Giudea Erode “il Grande” (72-37 a.C.), i resti della basilica latina, trasformata in moschea, custodiscono ancora la memoria della tomba di Giovanni il Battista. Yochanan, Ioannes o Joannes (Giovanni), questo il suo nome rispettivamente nella natia lingua ebraica, in greco e in latino (i primi due nella loro traslitterazione nel nostro alfabeto), nacque verso la fine del I secolo avanti Cristo, forse l’anno 7, verosimilmente ad Ain Karem, piccolo centro situato a circa a otto chilometri dal centro di Gerusalemme (oggi quartiere periferico della stessa città). Egli, detto comunemente “Battista” o “il Battista” (cioè "che battezza"), asceta proveniente da una famiglia storica sacerdotale ebraica, fu l'ultimo dei profeti giudei e il cosiddetto “Precursore” del Messia. Egli è anche l'unica creatura umana, a parte la Santissima Vergine Maria Madre del Signore, della quale si ricordi liturgicamente sia la nascita che la morte. Di lui, instancabile predicatore attivo in Palestina verso la fine degli anni 20 del I secolo dopo Cristo, si parla nel Nuovo Testamento. La tradizione cristiana lo considera parente di Gesù, giacché sua madre Elisabetta, moglie di Zaccaria, è indicata quale cugina della Vergine Maria. Nella sua predicazione è centrale il concetto di una svolta nella storia della salvezza, attraverso il Messia che sarebbe dovuto arrivare, che egli annunciava come il “più forte e più grande” che sarebbe venuto dopo di lui, al quale egli “non era degno di slacciare i sandali”. Per questo Giovanni meritò il già evidenziato epiteto di "Precursore" del Signore. Il battesimo che impartiva come segno penitenziale, mediante l'abluzione dei fedeli nelle acque del fiume Giordano, ricevuto dallo stesso Gesù all'inizio del suo ministero, gli guadagnò invece il titolo di “Battista” o “Battezzatore”. Quando i tempi furono maturi, nell'anno XV del regno dell’Imperatore romano Tiberio Cesare (dal 42 a.C. al 37 d.C.), quindi verso il 27 a.C., Giovanni Battista, che era un asceta, dal deserto dove si era ritirato venne alle rive del fiume Giordano, nelle vicinanze del villaggio di Gerico, per predicarvi il battesimo di penitenza, in preparazione alla venuta del Messia. La sua coraggiosa predicazione era affascinante, tanto che gli abitanti di Gerusalemme e dei paesi della zona andavano in massa ad ascoltarlo e molti si convertivano alle sue parole, confessando i loro peccati e ricevendo il battesimo di penitenza. Come accennato, un giorno, mentre Giovanni come d'abitudine battezzava e istruiva i penitenti, anche Gesù venne da lui alle rive del fiume. Il Battista, interiormente illuminato, immediatamente riconobbe in lui il Messia tanto aspettato e non voleva battezzarlo, stimandosi indegno anche solo di sciogliergli i legacci dei calzari (azione, questa, solitamente delegata agli schiavi). Tuttavia Gesù insistette e Giovanni dovette accondiscendere. In quel tempo, il vizioso re di Giudea Erode Antipa (20 a.C.-39 d.C.), figlio di Erode “il Grande”, conviveva con Erodiade, moglie legittima di suo fratello. Giovanni, appresa la notizia, rimproverò il re per quella colpa, dicendogli francamente che non gli era consentito vivere con la moglie del suo germano. Erode s’infuriò e istigato dalla concubina Erodiade, alla quale aveva raccontato “l’affronto” subito, lo fece rinchiudere in una tetra prigione del castello di Macheronte, sulle sponde del Mar Morto, appartenente al Regno di Giudea vassallo dell’Impero Romano, ove si trovava in quel frangente con la sua corte. Erodiade, non contenta di vedere il Battista in prigione, voleva anche farlo uccidere, mentre Erode si opponeva, temendo una sommossa popolare, perché Giovanni era venerato dalla popolazione come un profeta. Qualche tempo dopo, tuttavia, Erodiade ebbe l'occasione tanto desiderata e propizia per soddisfare il suo odio contro il Precursore. Mentre Erode celebrava il suo compleanno con un banchetto, Salomé, figlia di Erodiade e del legittimo marito, quindi nipote di Erode, si presentò nella sala del convito e si mise a danzare. La ragazza era di estrema bellezza e grande bravura nella danza, tanto da fare invaghire il peccaminoso sovrano. Erode promise di concederle qualunque cosa avesse domandato, fosse anche la metà del regno. Salomé a queste parole, non sapendo cosa domandare, corse da sua madre e questa le ordinò di chiedere la testa di Giovanni. Salomé ritornò in fretta dal re e gli chiese di farle portare subito su un piatto la testa del Precursore. Erode, benché sorpreso e dispiaciuto per tale richiesta, la accontentò. La decapitazione del Battista, immediatamente eseguita dagli sgherri della prigione, avvenne tra gli anni 29 e 32. La ragazza portò subito la testa recisa a sua madre, la quale esultò di gioia e addirittura - si tramanda - per vendicarsi della libertà con cui il Battista aveva disapprovato i suoi disordini morali, ne trafisse con un ago la lingua. Gesù, che del “Precursore” ebbe a dire: “… tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista …” (Mt 11, 11), apprese della sua fine dalla viva voce dei discepoli di quest’ultimo, tra i quali Giovanni l’evangelista e l’apostolo Andrea (Mc 6, 17-29). Giovanni il Battista, Precursore del Signore, dimostrò una forza grandissima nel suo combattimento per la verità, nonostante le tante avversità, proprio come dice il Libro della Sapienza: “Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d'immortalità” (Sap 3, 4). E' ben giusto, quindi, che si ricordi il suo giorno natalizio del 24 giugno, ma anche celebrarne l’odierna memoria del martirio.
Roberto Moggi
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