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27 Agosto 2023 - Santa Monica

27 AGOSTO 2023 - SANTA MONICA
Oggi - 27 agosto 2023 - XXI domenica del tempo ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda Santa Monica, madre di Sant’Agostino (ricorrenza che - se non fosse caduta di domenica - sarebbe stata memoria obbligatoria per la Chiesa universale e festa per l’Ordine di Sant’Agostino). Monica nacque verso il 331 o 332 nella Provincia Romana d’Africa (nella parte corrispondente pressapoco alla zona settentrionale dell’odierna Algeria, verso il mare Mediterraneo), probabilmente a Tagaste (oggi Souk Ahras, Algeria), a circa settanta chilometri a sud-est della più nota Ippona (l’odierna Annaba, Algeria). La sua famiglia d’origine, cristiana e di buone condizioni economiche, le diede modo di studiare e acquisire una buona cultura, particolarmente sulla Bibbia. Intelligente, affettuosa e di carattere forte, giovanissima fu data in sposa al suo concittadino pagano Patricius (Patrizio), modesto proprietario terriero dal carattere “difficile”, collerico e d’indole infedele. Il 13 novembre 354, a ventidue anni, diede alla luce a Tagaste il figlio primogenito Aurelius Augustinus (Aurelio Agostino), comunemente chiamato solo col secondo nome. Ebbe poi l’altro figlio Navigium (Naviglio) e una figlia di cui ignoriamo il nome, impartendo a tutti e tre un'educazione profondamente cristiana. La vita matrimoniale non fu facile, ma, mediante la sua instancabile e fiduciosa preghiera, oltre che alla sua indole mite e dolce ammantata d’umiltà, riuscì infine a vincere le “asprezze caratteriali” del marito, che nel 371 si convertì al cristianesimo e si battezzò, prima di morire l'anno seguente. Così Monica, che aveva trentanove anni, dovette prendere in mano la cura dei figli, della casa e dei beni. In quegli anni, nonostante tutti i suoi sforzi per non farlo deviare dalla retta via, sempre accompagnando l’azione con l’incessante e fervorosa preghiera, soffrì molto per la condotta dissoluta e libertina del primogenito Agostino. Egli, infatti, pur studiando con passione e profitto, si dimenticò in quegli anni degli insegnamenti ricevuti dalla madre e, non ancora battezzato, sedotto dalla cupidigia del mondo, si diede a una vita sregolata, accostandosi all’eresia manicheista (elaborata dal persiano Mani nel III secolo, fondata soprattutto sull'identificazione di due principi assoluti, il Bene e il Male, in perpetuo e insanabile contrasto tra loro) e in seguito alla filosofia Neoplatonista (particolare interpretazione del pensiero di Platone che venne data in età ellenistica, e che riassume in sé diversi altri elementi della filosofia greca, diventando la principale scuola filosofica antica dal III secolo). Nel 383 Agostino, all'età di ventinove anni, cedette all'irresistibile attrazione che l'Italia aveva per tanti giovani come lui e decise di imbarcarsi a Cartagine per Roma. Nel grande porto africano, dove lo aveva accompagnato, Monica dovette subire anche la partenza del figlio nottetempo, di nascosto, che la lasciò sola in quella città. Passò la notte in lacrime sulla tomba del vescovo di Cartagine Cipriano (morto martire nel 258), futuro santo. Finalmente, nel 385, poté imbarcarsi anch’essa per Roma, la Capitale dell’Impero, da dove poi raggiunse il figlio a Mediolanum (oggi Milano, Lombardia), città ove egli ricopriva una cattedra di retorica e si era riavvicinato al cristianesimo. Si spostò poi, sempre accanto al figlio, a Cassiciaco presso Milano (oggi Cassago Brianza, provincia di Lecco, Lombardia), ove Agostino si preparava a un eventuale battesimo, sempre attenta con la parola e la preghiera per la sua conversione, non tralasciando di discorrere con lui e altri familiari di filosofia e cose spirituali, sempre con grande sapienza, al punto che Agostino volle trascrivere nei suoi scritti le parole sapienti della madre. Questo suo modo di fare, finalizzato a “scuotere” l’anima del figlio, era per altro molto meritorio quanto particolare, perché all'epoca alle donne non era permesso prendere la parola in una pubblica discussione. Monica era ininterrottamente impegnata col figlio, studente brillante e molto intelligente, ma anche materialista. Osservava il percorso del figlio e pregava con fervore che si convertisse definitivamente a Cristo. Donna coraggiosa, credente e molto cosciente del suo ruolo sociale, orientò tutta la sua vita sulla fede in Dio. Sognava per i figli un futuro florido, come ogni mamma al mondo, soprattutto per il primogenito che prometteva bene negli studi, ma le cose non erano andate come le aveva sperate. Monica imparò allora ad affidarsi totalmente a Dio, alla Sua Santa Volontà, a rispettare i Suoi tempi e a non sostituirsi a Lui, sperimentando una personale conversione. Per molti anni, instancabilmente e con immutata fiducia nel Sommo Creatore, pregò perché il cuore e la mente di Agostino finalmente si aprissero e potesse avere un incontro autentico con Cristo, essendo orientato verso la volontà di Dio. Tanto fece che il miracolo ci fu. Il suo amore materno e le sue preghiere incessanti favorirono la conversione di Agostino, che già era rimasto affascinato da Gesù, conosciuto bene attraverso le catechesi di Ambrogio, vescovo del capoluogo lombardo e teologo (morto nel 397), futuro santo e dottore della Chiesa, da cui fu battezzato il 25 aprile 387. Con Agostino finalmente convertito a Cristo, Monica pensò che fosse giunta l’ora di tornare a casa e, nel 397, lasció Milano diretta a Roma in compagnia di Agostino, per imbarcarsi per l’Africa al porto di Ostia, presso la Capitale. Qui affittò unitamente al figlio una casa, in attesa della prima nave utile. Fu, questa sosta, un periodo carico di intensi e profondi dialoghi spirituali tra i due congiunti, che Agostino riportò in seguito nel suo noto libro “Le Confessioni”. Il 27 agosto 397, durante l’attesa della nave a Ostia, Monica si ammaló forse di malaria e in soli nove giorni morì, all'età di cinquantasei anni, La sua fedeltà al Signore era stata premiata, proprio con la morte corporale e la nascita al Cielo. Infatti, in una delle parti più toccanti delle sue predette “Confessioni”, Agostino riferisce come sua madre abbia identificato chiaramente la propria missione di vita con il riportare alla fede i propri figli. Inoltre, a Ostia, non molto prima di rendere l’anima al Creatore, disse al primogenito: “… Figlio, nulla in questo mondo mi dà diletto. Non so cos’altro devo fare o perché sono ancora qui, visto che tutte le mie speranze in questo mondo si sono realizzate. Avevo una ragione per voler vivere un po’ di più: vederti diventare cristiano prima di morire. Dio ha effuso i suoi doni su di me a questo riguardo, perché so che hai rinunciato alla felicità terrena per essere suo servo. E allora cosa faccio qui? …”. Alcuni giorni dopo queste confidenze, quando si ammalò, accorgendosi che non sarebbe sopravvissuta alla malattia, disse ad Agostino e al fratello di seppellirla sul posto senza preoccuparsi dei suoi resti mortali, chiedendo però un favore: “… Ricordami all’altare del Signore ovunque tu sia …”. Monica era una donna capace di realizzare, di rendere più umane le persone che aveva accanto a sé. Guidò il marito verso la fede cristiana, accompagnò i figli nelle loro vicissitudini. Insomma, la madre di Agostino è il modello di una donna riuscita, che ha lentamente maturato la sua santità. Desiderando che il figlio aderisse al credo cattolico, più volte il suo intervento di madre è stato in qualche modo invadente, ma, guidata da Dio, anche attraverso incontri provvidenziali, comprese che il suo atteggiamento doveva essere diverso, capì che la sua presenza accanto al figlio doveva essere discreta, che le sue preghiere sarebbero state esaudite, ma secondo i disegni di Dio. Monica, la madre credente, è prima di tutto sorella nella fede del figlio Agostino, fiorito quando lei ha smesso di essere una presenza eccessiva. Monica, dunque, insegna alle donne di oggi a essere madri pazienti, capaci di attendere, con piena fiducia in Dio, che i figli maturino secondo tempi propri. Insegna, anche, a essere mogli virtuose e a pregare incessantemente, senza stancarsi, perché Dio esaudisce oltre ogni aspettativa. Monica, infatti, è la santa patrona delle persone che vivono un matrimonio difficile, hanno figli caratterialmente e socialmente problematici e pregano per la conversione dei familiari, in particolare dei figli. È l’amica consolatrice in Cielo, potente nell'intercessione, che comprende pienamente la disperazione dei genitori che si sentono impotenti e confusi mentre guardano i figli allontanarsi dalla Chiesa. Monica pregava e digiunava perché i suoi figli arrivassero a conoscere Cristo Gesù ed è la compagna e colei che intercede per chiunque si senta confuso dal percorso dei propri figli. Il suo corpo fu tumulato nella chiesa di Sant'Aurea di Ostia. Il 9 aprile 1430 le sue reliquie furono trasferite a Roma nella Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio.
Roberto Moggi
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