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28 Giugno 2023 - Sant'Ireneo

28 GIUGNO 2023 - SANT' IRENEO
Oggi - 28 giugno 2023 - mercoledì della XII settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di Sant'Ireneo, noto anche con la specificazione “di Lione” (città francese della quale fu pastore), vescovo e martire. Di Eirenaios o Ireneus (Ireneo), questo il suo nome rispettivamente in greco (traslitterato nel nostro alfabeto) e latino, conosciamo principalmente quanto tramandatoci dal vescovo e scrittore ellenico Eusebio (265-340), nel quinto libro della sua “Storia ecclesiastica” (che però alcuni agiografi ritengono non pienamente attendibile). Nacque probabilmente tra il 135 e il 140 circa (ma secondo altre fonti nel 130), nella città greca di Smirne, sulla costa mediterranea dell’Anatolia, compresa nella provincia romana dell’Asia Minore (oggi Izmir, nella Turchia asiatica), in una famiglia ellenica di religione cristiana. Ancora giovane fu discepolo dell’episcopo della città, il futuro san Policarpo (69-155), il quale aveva avuto il privilegio di conoscere personalmente l’apostolo Giovanni (circa 10-circa 98). Ireneo ebbe rapporti strettissimi, inoltre, con numerosi altri futuri santi, come i presbiteri Papia di Gerapoli (circa 70-circa 130) e il vescovo Melitone di Sardi (morto nel 130), entrambi immediati successori degli apostoli, amicizie che rendono importantissime le sue testimonianze dottrinali. Una volta consacrato sacerdote, in data che s’ignora, con altri confratelli desiderosi di estendere la fede cristiana, decise di trasferirsi nell’ancora molto pagano occidente come missionario, recandosi nella Gallia (oggi Francia). Lo spostamento dovette coincidere verosimilmente con i primi sviluppi della comunità cristiana di Lugdunum (oggi Lione, Francia) intorno al 170, ma sappiamo soltanto che egli si trovava in questa città come presbitero fino al 177 circa, durante la persecuzione contro i cristiani scatenata dall’imperatore Marco Aurelio (regnante dal 161 al 180), mentre vi era vescovo Potino. Nello stesso anno, sopravvissuto a quella prima ondata di persecuzione ed eletto alla carica episcopale, unitamente ad altri presbiteri in parte originari dell'Asia Minore come lui, si oppose all’eresia del cosiddetto movimento “Montanista”, proveniente dalla Frigia, nella parte centrale della Penisola Anatolica (oggi Turchia asiatica), criticandolo nel suo libro “Adversos haereses” (Contro le eresie). Il “Montanismo”, sorto attorno al 172 in Frigia, era un movimento profetico e apocalittico insieme, che prendeva nome da Montano di Frigia, che predicava l’imminente fine del mondo e la discesa della nuova Gerusalemme dal cielo. Al riguardo, la comunità ecclesiale lionese scrisse concordemente una “Lettera contro il Montanismo”, indirizzata ai fratelli dell'Asia e a Roma, al papa Eleuterio (dal 175 al 189). Ireneo, che assunse l’onere di portare la lettera al pontefice, nelle credenziali fu presentato dai cristiani della Gallia con l’espressione di alto elogio: “Zelatore del testamento di Cristo”. A Roma, Ireneo fece onore al suo nome, suggerendo moderazione al papa Vittore (dal 189 al 199), nel frattempo subentrato, consigliandogli di non scomunicare le Chiese dell’Asia che non volevano celebrare la Pasqua nella stessa data delle altre comunità cristiane. Con gli stessi intenti pacifici, si adoperò presso i vescovi delle altre comunità cristiane per il trionfo della concordia e dell’unità, soprattutto nel mantenersi ancorati alla tradizione apostolica per combattere il razionalismo “gnostico” [relativo alla conoscenza e, più specificamente, attinente appunto alla “gnosi” (o forma religiosa di conoscenza)]. Egli fu comunque un vero testimone della fede in un periodo di dura persecuzione. Il suo campo d’azione fu molto vasto e impegnativo, soprattutto se si tiene conto che, all’epoca, probabilmente non esisteva nessun altro vescovo in tutte le Gallie e nelle terre di confine della vicina Germania. Greco, quindi detentore della più nobile cultura del tempo, apprese le lingue “barbare” per evangelizzare le popolazioni locali. Dall’analisi cronologica dei vescovi di Lione, risulta che Ireneo è il secondo pastore di quella diocesi dopo Potino, primo vescovo morto martire sotto la persecuzione dell’Imperatore Marco Aurelio, nel 177. Al suo ritorno da Roma, data la morte tragica del titolare, Ireneo fu nominato nuovo vescovo della città di Lione nello stesso anno 177, dedicandosi totalmente al ministero pastorale, che si finì verso il 202-203, probabilmente con il suo martirio. Secondo la tradizione, infatti, Ireneo avrebbe trovato la morte il 28 giugno del 202 o 203 in un massacro generale dei cristiani lionesi. Venne sepolto nella locale chiesa di San Giovanni, che più tardi fu chiamata in suo onore di Sant’Ireneo. La sua tomba e i suoi resti furono distrutti nel 1562 dagli “Ugonotti” (appellativo dato ai protestanti francesi di confessione calvinista, presenti in Francia tra il XVI e il XVII secolo), durante le guerre di religione. Ireneo è una figura di primaria importanza nella storia della Chiesa e si può considerare un vero campione della lotta contro le eresie. Come scrittore, perseguiva un duplice scopo: difendere la vera dottrina dagli assalti degli eretici, ed esporre con chiarezza le verità della fede. A questi fini corrispondono esattamente le due opere principali che di lui rimangono: i cinque libri dell’“Adversus haereses” (Contro le eresie) e la “Demonstratio apostolicae praedicationis” (Dimostrazione o esposizione della predicazione apostolica), in cui espone una sintetica e precisa descrizione della dottrina cattolica, che, per questo, si può anche considerare il più antico “Catechismo della dottrina cristiana”.
Roberto Moggi
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