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28 Marzo 2023 - Santo Stefano Harding

28 MARZO 2023 - SANTO STEFANO HARDING
Oggi - 28 marzo 2023 - martedì della V settimana del tempo di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santo Stefano Harding, abate. Di Stephanus o Stephen (Stefano), questo il suo nome rispettivamente in latino e in inglese, non si conosce molto. Sappiamo, tuttavia, che nacque verso il 1060, dalla nobile famiglia degli Harding, a Meriot nei dintorni di Sherborne, Contea del Dorset, nella parte meridionale del Regno d’Inghilterra (oggi nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord). Benché attratto dalla vita religiosa, ebbe una gioventù alquanto avventurosa e travagliata sotto il profilo spirituale. Ancora giovane, entrò nell’abbazia benedettina di Sherborne, dove emise la professione religiosa, salvo allontanarsene durante gli sconvolgimenti che fecero seguito alla conquista normanna dell’Inghilterra, quando entrò in crisi spirituale, abbandonò la vita religiosa e partì per il Regno di Scozia. Tale invasione, attuata nell’XI secolo dall’esercito composto congiuntamente da normanni, bretoni e francesi, guidati da Guglielmo I Duca di Normandia (1028-1087), non per nulla passato alla storia come “Guglielmo il Conquistatore”, culminò con la vittoria degli invasori nella battaglia di Hastings (East Sussex, Inghilterra meridionale) del 14 ottobre 1066, che stabilì il loro controllo sul regno inglese. Dopo un breve soggiorno in Scozia, Stefano si spostò a Parigi, capitale del Regno di Francia, dove si dedicò agli studi in quella rinomata università. Qui ebbe modo di riflettere approfonditamente sulla propria vita e sulle sue pulsioni spirituali, fino a quando, compreso lo sbaglio fatto lasciando il proprio convento, sinceramente pentito, partì per un pellegrinaggio a Roma, capitale della Cristianità e dello Stato della Chiesa, allo scopo di ottenere il perdono della sua rinuncia alla vita religiosa. A lui si unì un giovane chierico, insieme con il quale recitava strada facendo l’intero Salterio. Ottenuta a Roma l’assoluzione del Papa e il rientro nello stato religioso, sulla strada del ritorno si fermò con il compagno nell’abbazia benedettina di Molesme, nel Ducato di Borgogna (oggi omonima regione nella parte centro-orientale della Francia), istituito nel 1075 dal monaco francese e futuro santo Robert (Roberto) de Molesme (1024-1111), che nel frangente ne era l’abate. La vita povera e austera di tale comunità attrasse Stefano, che volle rimanervi come monaco. L’abbazia di Molesme prosperò, fondò filiali e divenne ricca e potente, ma poco a poco lo spirito che ne aveva animato la fondazione prese a decadere fino a scomparire. L’abate fondatore Roberto de Molesme, con un piccolo gruppo di monaci a lui fedeli, rimase fermo alla spiritualità dei primi tempi benedettini, mentre la maggioranza dei monaci era favorevole alle regole di Cluny, in quel tempo diffuse nella gran parte delle abbazie. Facevano riferimento, cioè, alla Congregazione Cluniacense (fondata nel 910 dall'abate San Bernone di Cluny nell’omonimo paese della Borgogna, da cui prese il nome). Alla fine, giacché i contrasti che dividevano la comunità di Molesme apparivano insanabili, l’abate Roberto, ottenuta l’autorizzazione dell’arcivescovo di Lione Ugo de Romans (1040-1106), nel 1098 lasciò l’abbazia con i monaci rimastigli devoti - fra cui Stefano - trasferendosi a Citeaux nello stesso Ducato, a una ventina di chilometri a sud di Digione, dove fondò un nuovo monastero, su un terreno donato dal locale visconte Rinaldo di Bearne, con l’aiuto del duca Eudes di Borgogna, che divenne uno dei più generosi benefattori della nuova abbazia. Stefano s’inserì perfettamente nella spiritualità di Citeaux e ne diventò l’abate. Fu lui ad accogliervi l’abate Bernardo de Fontaine detto “da Clairvaux” con trenta suoi compagni, che diventerà santo con il nome di San Bernardo di Chiaravalle, grande figura che col suo carisma contribuirà all’imponente fioritura del nuovo ordine monastico. Durante il suo incarico apicale, istituì come collaboratori i cosiddetti “Fratelli laici” e fondò dodici monasteri, che vincolò tra loro con la “Carta della Carità”, affinché non esistesse tra i monaci discordia alcuna e tutti vivessero sotto il medesimo dettame della carità, sotto la stessa regola e secondo consuetudini simili. Stefano morì in detto monastero il 28 marzo 1134, e fu canonizzato nel 1623.
Roberto Moggi
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