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Santa Bibiana, martire

Oggi - 2 dicembre 2024 - lunedì della I settimana del tempo d’Avvento, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Bibiana (o Viviana, più raramente detta anche Vibiana), martire. Le scarne notizie relative alla sua vita provengono per lo più dal “Passio Bibianae” (“Passione di Bibiana”), agiografia di un ignoto autore del VII secolo, che non sempre è reputata attendibile, anche per essere postuma di almeno due secoli e mezzo dalla sua vita. Altri cenni biografici sono riportati nel “Liber Pontificalis” (“Libro Pontificale” o “Libro dei Papi”), nel capitolo dedicato a papa Simplicio (dal 468 al 483). In conformità a questi testi, sappiamo che Bibiana nacque a Roma, verosimilmente tra il 347 e il 352, in una famiglia cristiana composta dal padre Flaviano, cavaliere e prefetto, dalla madre Dafrosa, discendente di un’altolocata famiglia consolare e dall’unica sorella di nome Demetria. Nel 355, quando Bibiana aveva pochi anni, assunse il potere l’imperatore Flavio Claudio Giuliano (dal 355 al 363), l'ultimo sovrano dichiaratamente pagano, che tentò di restaurare le religioni politeiste nell’Impero romano, che erano in decadenza di fronte alla diffusione del cristianesimo. ripristinando le crudeli persecuzioni contro i seguaci di Gesù. Il padre di Bibiana, Flaviano, essendo cristiano, fu costretto ad abbandonare la prestigiosa carica di prefetto, che passò nelle mani di Aproniano, suo acerrimo rivale e acceso sostenitore del paganesimo. Il genitore, infine, sorpreso mentre seppelliva pietosamente i corpi straziati dei martiri Prisco, Priscilliano e Benedetta, venne marchiato a fuoco come uno schiavo ed esiliato ad “Aquas Taurinas” (località che verosimilmente si identifica con il sito dove sorgono le attuali Montefiascone o Aquapendente, entrambe in provincia di Viterbo, regione Lazio), dove subì il martirio nel dicembre 361. A partire da quel momento, Bibiana, sua madre Dafrosa e sua sorella Demetria si rinchiusero nella loro abitazione, riunendosi in fervorosa preghiera nell'attesa di quello che ritenevano il loro imminente arresto e martirio quali seguaci di Gesù. Le donne non tardarono infatti ad essere catturate, imprigionate in una casa e crudelmente condannate a morire di fame e sete, per ordine del predetto nuovo prefetto Aproniano, subendo il martirio per inedia. Un'antica tradizione, non documentata, vuole che nel 363 la matrona romana Olimpina (o Olimpia) fece costruire una prima chiesa sul sito della casa dove avrebbero subito il martirio, Questa è l’attuale chiesa che porta il nome di Santa Bibiana in suo onore, nel centrale rione Esquilino di Roma. Tuttavia, secondo il “Liber Pontificalis”, la chiesa fu costruita nel 468 sotto il pontificato di papa Simplicio 8dal 468 al 483). Altra versione ritenuta più attendibile, vuole invece che, grazie ad un miracolo, la sentenza si rivelasse del tutto fallimentare, perché, dopo parecchi giorni, le tre donne erano più floride e sane che mai. Allora Aproniano avrebbe fatto decapitare Dafrosa fuori città, il 6 gennaio 362, mentre Demetria, rinchiusa nuovamente in carcere e torturata, benché stremata, professò la sua fede in Cristo fino all’ultimo e spirò ai piedi del Giudice, durante un interrogatorio. Aproniano pensò invece di risparmiare Bibiana per dare un esempio alla comunità cristiana, a condizione che abiurasse pubblicamente la fede in Gesù. A questo scopo, cercò inutilmente di traviarne i costumi con la concupiscenza della carne, a sfregio della sua illibatezza, facendola affiancare da una turpe meretrice di nome Rufina, donna malvagia esperta in intrighi amorosi e seduzioni, affinché la inducesse al vizio. Tuttavia nulla fu più forte della sua fede in Cristo, nemmeno la possibilità di aver salva la vita ebbe effetto sulla giovanissima Bibiana, che, fedele al Signore e onorando la sua virtù, proclamò fino all’estremo la sua fede. Il sadico prefetto, incollerito dalla scelta della ragazza, decise allora di destinarla ad una morte atroce. Fu legata a una colonna e flagellata senza pietà con le cosiddette “piombate”, fruste costituite da fasci di verghe con appesi pallini di piombo. Così, secondo la tradizione, Bibiana spirò a Roma dopo quattro giorni di tormenti, tra il 361 e il 363, a soli quindici anni. Il suo corpo, su ordine dello stesso Aproniano, venne abbandonato alle bestie selvatiche ed ai cani randagi, che però, prodigiosamente, non lo sfiorarono nemmeno, lasciandolo perfettamente integro. Le spoglie vennero quindi raccolte dal presbitero Giovanni, che le collocò nel palazzo di Olimpia o Olimpina, una parente di Flaviano, il defunto padre di Bibiana. Già nel V secolo, a Roma, si commemorava Santa Bibiana il 2 dicembre.
IMMAGINE: "Santa Bibiana", statua in marmo bianco scolpita, tra il 1624 ed il 1626, dallo scultore, pittore e architetto napoletano Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). L'opera si trova all'interno della chiesa omonima, nel centrale quartiere Esquilino di Roma.
Roberto Moggi
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