Oggi - 6 dicembre 2024 - venerdì della I settimana del tempo d’Avvento, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Nicola, vescovo, abitualmente indicato con la specificazione “di Bari” (o meno frequentemente “di Myra”) e chiamato anche San Nicolao o San Nicolò. Nikolaos o Nicolaus (Nicola), questo il suo nome rispettivamente in greco (nella traslitterazione nel nostro alfabeto) e in latino, nacque verso il 270, probabilmente a Pàtaro (o Pàtara), città di cultura prevalentemente ellenistica della Licia, provincia dell’Impero Romano ubicata sulla costa mediterranea meridionale dell'Anatolia (oggi nella Turchia asiatica). Venuto al mondo in una famiglia cristiana, prestissimo manifestò una robusta vocazione religiosa, che lo portò, ancora molto giovane, a farsi monaco in un monastero nelle vicinanze di Myra (o Mira) nella stessa regione (oggi Demre, nella Turchia asiatica), dove poi fu ordinato sacerdote. Qui si fece notare per la fedeltà alla regola, l’assiduità alla preghiera, l’esercizio delle virtù e la pratica della carità materiale e spirituale verso il prossimo. Al riguardo, la tradizione racconta come Nicola venne un dì a conoscenza che, un ricco uomo caduto in miseria, aveva deciso di avviare le sue tre giovani figlie alla prostituzione, perché disperato e incapace di mantenerle e farle sposare. Egli, allora, messe tre uguali somme di denaro in altrettanti sacchetti, in tre notti consecutive li gettò di nascosto all’interno della casa dell'uomo, in modo che ognuna delle figlie avesse la dote necessaria per il matrimonio. Si tramanda, inoltre che, ancora in vita, abbia compiuto diversi miracoli. Una volta, ad esempio, mentre era in navigazione verso la Terra Santa a scopo di pellegrinaggio, si scatenò una tempesta tale che i marinai disperavano di salvarsi. Allora Nicola, senza scomporsi, si mise in ginocchio a pregare. Il mare divenne immediatamente calmo e si arrivò felicemente in porto. Altra tradizione vorrebbe che egli, quando era già stato eletto vescovo, abbia addirittura resuscitato tre bambini che un macellaio aveva ucciso per venderne la carne. Questi e numerosi altri episodi, andanti dai fenomeni soprannaturali alla più schietta carità, lo resero già in vita venerato dal popolo, tanto da essere acclamato patrono delle ragazze che si avviano al matrimonio, dei marinai e dei ragazzi. Alla morte del vescovo metropolita di Myra, venne acclamato dal popolo come nuovo Pastore di quella diocesi. Nicola accettò e la resse sapientemente per molti anni, divenendo grande difensore e benefattore di poveri, orfani e vedove. Nel 305, durante la persecuzione contro i cristiani scatenata dall’imperatore Diocleziano (regnante dal 284 al 305), fu deportato e confinato. Solo nel febbraio 313, anticipando le disposizioni del famoso “Editto di tolleranza” del 13 giugno dello stesso anno, emesso dal nuovo imperatore Costantino I (dal 306 al 337), che permetteva liberamente il culto cristiano, gli fu restituita la libertà e poté tornare tra il suo popolo. Nel 325 partecipò al concilio ecumenico di Nicea, nella provincia anatolica della Bitinia (oggi Iznik, nella parte nord-occidentale della Turchia asiatica), il primo del mondo cristiano, convocato e presieduto dallo stesso imperatore Costantino I, il quale intendeva raggiungere l'unità dogmatica e ristabilire la pace religiosa. Quest’ultima, infatti, era minata da varie dispute teologiche e dall’Arianesimo, dottrina cristologica elaborata dal presbitero Ario (256-336), la quale sosteneva che la natura divina del Figlio fosse sostanzialmente inferiore a quella di Dio. Tuttavia, l’intento del sovrano era anche politico, finalizzato a mantenere l’unione dell’impero, in una fase in cui si trovava già sulla via della disgregazione. Nel predetto concilio, Nicola ebbe parte assai attiva nella confutazione dell’eresia di Ario, anch’esso partecipante. In seguito, Nicola riprese la guida attenta della propria diocesi, fino a quando, ormai anziano e stanco, ebbe la grazia dal Signore d’essere preavvisato della sua prossima fine, cosicché, raccomandatosi alle preghiere del suo popolo, si ritirò verosimilmente nel monastero di Sion, nella stessa città di Myra, ove radunò il clero e, pregando col sorriso sulle labbra, spirò santamente il 6 dicembre 342. Il suo corpo, da subito venerato come quello di uno dei più grandi santi fioriti nella Chiesa orientale nel secolo IV, venne sepolto nella cattedrale cittadina. Tuttavia, parecchi secoli dopo, nel 1087, una spedizione navale partì dal porto della città di Bari, sul versante adriatico dell’Italia meridionale, nella regione della Puglia, raggiungendo le coste della Licia per poi spingersi circa tre chilometri all’interno, fino a Myra, occupata nel frattempo dai musulmani, riuscendo con la sorpresa e la temerarietà a impadronirsi dei resti di Nicola, allo scopo di salvaguardarli da questi ultimi. Questi prontamente furono portati via mare nella città portuale pugliese e qui, nel 1089, definitivamente poste nella cripta dell’omonima basilica eretta nel frattempo in suo onore, ove tuttora si conservano. Una seconda traslazione di reliquie di Nicola fu fatta pochi anni dopo quella operata dai marinai baresi. Infatti i soldati di Venezia, nel 1099 - 1100 circa, durante la prima Crociata, approdarono a Myra dove, nella cattedrale cittadina, fu loro indicato il sepolcro vuoto che fu di Nicola, dal quale come visto erano state prelevate le ossa. Tuttavia qualcuno del posto rammentò d’aver visto celebrare le cerimonie più importanti non sull'altare maggiore, ma in una cappella secondaria. Fu proprio in essa che i veneziani rinvennero ancora una certa quantità di minuti frammenti ossei del vescovo di Myra, che furono trasportati a Venezia, nella neo costruita abbazia che, in suo onore, fu chiamata San Nicolò del Lido. Da allora Nicola fu protagonista di molti miracoli e il suo culto si diffuse, dapprima nei territori dell’Impero Bizantino, poi, progressivamente - anche grazie alle numerose testimonianze scritte, in greco e latino - verso il mondo bizantino-slavo e in Occidente, a partire dal meridione d'Italia (allora soggetto a Bisanzio) e da Roma. Nicola è così diventato già nel Medioevo uno dei santi più popolari del cristianesimo. Nella tradizione americana e del nord Europa San Nicola è divenuto “Santa Claus” (corruzione di Sanctus Nicolaus), che è il vecchio benefico dalla barba bianca e dalla sporta piena di doni, che viene a distribuire ai bambini nella notte di Natale (da noi noto come Babbo Natale).
IMMAGINE: "San Nicola di Bari", olio su tela realizzato, verosimilmente tra il 1740 ed il 1766 circa, dal pittore pugliese Corrado Domenico Nicolò Antonio Giaquinto, noto come Corrado Giaquinto (1703-1766). L'opera si trova presso il Museo Fesch di Ajaccio (Corsica).
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