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San Saturnino di Tolosa

Oggi - 29 novembre 2024 - venerdì della XXXIV settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Saturnino, indicato abitualmente con la specificazione “di Tolosa”, vescovo e martire. Di Saturninus (Saturnino), questo il suo nome in latino, si hanno solo poche notizie non del tutto comprovate, riguardanti principalmente il suo martirio. Esse sono per lo più provenienti dal “Passio Saturnini” (“Passione di Saturnino”), documento molto importante per conoscere l’antica Chiesa della Gallia romana, scritto da ignoto autore tra il 430 e il 450 circa. Poche altre informazioni provengono invece dal “Missale Gothicum” (“Messale Gotico”), manoscritto miniato contenente un sacramentario datato 700 anni. Secondo queste fonti, Saturnino nacque orientativamente nella prima metà del III secolo, forse a Patrasso, nella Grecia continentale appartenente all’Impero Romano, da una famiglia presumibilmente cristiana. Divenne sacerdote in epoca imprecisata ed esercitò il suo ministero fino a quando, verso il 250, fu ordinato vescovo e destinato a Tolosa, nella regione sud-occidentale della Gallia, circa a metà strada tra l'Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo (oggi nel sud-ovest della Francia). Quando giunse nella sua diocesi, proveniente dall’oriente europeo o più probabilmente dall’Africa romana, in Gallia esistevano poche comunità cristiane, composte di un esiguo numero di fedeli, mentre i numerosi templi pagani rigurgitavano ancora di folle che sacrificavano agli dei. Egli, tuttavia, già dopo poco tempo dal suo arrivo a Tolosa, raccolse i primi frutti della sua instancabile predicazione, guadagnando alla fede in Cristo un buon numero di cittadini. Si tramanda che Saturnino, per raggiungere un piccolo oratorio che aveva fatto edificare nella città, passasse tutte le mattine davanti al locale Campidoglio, cioè al principale tempio pagano, dedicato a Giove Capitolino, dove i sacerdoti idolatri offrivano in sacrificio al loro dio vari animali, per averne in cambio i responsi divinatori richiesti dai fedeli. A quanto pare, la sua presenza nelle vicinanze, essendo un fervente predicatore del Vangelo di Gesù, faceva adirare i pagani, che, cercando un pretesto qualsiasi per toglierlo di mezzo, lo incolparono d’irriverenza verso le loro tante divinità. Un giorno una folla di politeisti circondò minacciosamente Saturnino e gli impose di sacrificare un toro, che gli venne mostrato, sull’altare di Giove. Al suo netto rifiuto e più ancor più di fronte alle sue precise affermazioni di non aver paura dei fulmini di Giove, poiché quest’ultimo non esisteva, gli inferociti astanti lo afferrarono e lo legarono al toro, pungolando poi l’animale che fuggì infuriato giù per le scale del tempio, trascinandosi dietro il vescovo a lui allacciato. Così, nel 257 circa, Saturnino morì straziato nelle membra e il suo corpo fu abbandonato in mezzo alla strada, dove lo raccolsero due pietose donne, dandogli sepoltura “in una fossa molto profonda”, come narra la tradizione. Su questa tomba, un secolo dopo, Sant’Ilario (310-368) costruì una cappella di legno, che andò presto distrutta e si perdette per qualche tempo lo stesso ricordo di Saturnino, finché nel VI secolo il duca Leunebaldo, ritrovate le reliquie del martire, fece edificare sul luogo una chiesa a lui dedicata: San Saturnino del Toro, in francese “Saint Sernin-du-Taur”, dove la parola “Taur” non è che un diminutivo della parola francese “taureau” (toro), l’animale utilizzato per il suo supplizio. Tuttavia, nel 300 circa, l’edificio sacro assunse il nome di “Notre-Dame du Taur” (Nostra Signora del Toro). Attorno al mille fu costruita nei pressi l’attuale imponente basilica di “Saint Sernin” (San Saturnino), considerata uno dei massimi esempi dell'architettura romanica nel sud della Francia, dove riposano i suoi resti. Saturnino è uno dei santi più popolari in Francia e in Spagna, dov’è considerato protettore delle corride.
IMMAGINE: "San Saturnino di Tolosa", vetrata policroma artigianale realizzata da ignoto artista d'ambito locale, tra il 1857 ed il 1861 circa. L'opera si trova nella chiesa parrocchiale dedicata al medesimo santo ad Argelès-Gazost (Alti Pirenei, Francia).
Roberto Moggi
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