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Sant’Evaristo, papa

Oggi - 27 ottobre 2024 - XXX domenica del tempo ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Evaristo, papa. Di Evaristus (Evaristo) - questo il suo nome in latino - si hanno poche e non sempre attendibili notizie, provenienti per lo più dal “Liber pontificalis” (“Libro dei papi”), testo del primo medioevo contenente le vite dei pontefici romani, raccolte in ordine cronologico. Secondo tale opera, Evaristo sarebbe nato a Betlemme di Giudea, il villaggio natale di Gesù, in quella che era la Palestina romana (oggi città sotto giurisdizione della “Autorità Palestinese”), in data imprecisata del I secolo, in una famiglia ebraica di cultura ellenistica. Secondo una tradizione leggermente divergente, invece, sarebbe nato in Grecia, sempre nel I secolo, da un ebreo betlemmita di nome Giuda. La sua conversione al cristianesimo, in entrambi i casi, avrebbe avuto origine a seguito del suo trasferimento a Roma, compiuto in giovane età. Nell’Urbe, sarebbe divenuto una figura molto influente nella comunità cristiana, godendo di straordinaria fiducia anche da parte del papa Clemente I (dall’88 al 97), futuro santo. Quest'ultimo, verosimilmente durante una delle persecuzioni anticristiane attuate sotto gli imperatori Domiziano (dall’81 al 96) o Nerva (dal 96 al 98), fu condannato all'esilio e costretto a lasciare Roma. Prima di partire, tuttavia, in data imprecisata del 97 circa, incaricò proprio il fedele Evaristo di “sostituirlo” durante la sua precaria assenza, per non lasciare la Chiesa senza Pastore, divenendo in questo modo il primo papa della storia ad aver abbandonato il suo incarico, sebbene per cause di forza maggiore (anche se le fonti agiografiche sono confuse). Evaristo divenne così il quinto successore di San Pietro. Le fonti disponibili confermano questo modo di successione sul Soglio Pontificio, specificando che Papa Clemente I “trasmise il sacro ministero” a Evaristo. Nessuna “delega”, dunque, ma una “investitura piena”. Il pontificato di Evaristo proseguì anche dopo la morte del predecessore, avvenuta verso il 101 a Cherson, nella lontana Penisola di Crimea sul mar Nero (oggi Sebastopoli, nella Crimea ucraina occupata dalla Russia), luogo del suo esilio. Riguardo agli atti da lui compiuti durante il suo Ministero, il “Liber pontificalis” afferma - anche se gli studiosi giudicarono queste notizie tutt’altro che sicure - che Evaristo avrebbe nominato diversi diaconi per aiutarlo nella celebrazione dei rituali liturgici. Avrebbe anche fatto predisporre sette diaconie nell’Urbe, ove si sarebbero poi dovute costruite delle chiese per commemorare il martirio dei cristiani morti in quei luoghi per la fede. Avrebbe redatto due epistole e affidato ad alcuni preti il compito di trascrivere talune sue prediche (che a oggi non sono note). Avrebbe consacrato diciassette preti, quindici vescovi e, infine, avrebbe distribuito i sacerdoti romani nei venticinque “titoli” o chiese parrocchiali della città, disponendo che sette diaconi assistessero il pontefice nella predicazione, ove fosse stato necessario. Infine, sappiamo che Evaristo morì martire a Roma sotto la persecuzione dell'Imperatore Traiano (dal 98 al 117), un 27 ottobre, dal 105 al 108 circa. I dati sono poco chiari anche per quanto riguarda il luogo della sua sepoltura che, secondo alcune fonti, si troverebbe presso la stessa tomba dell’Apostolo Pietro a Roma, mentre altre lo vorrebbero sepolto a Napoli.
Immagine: "Sant'Evaristo, papa", affresco a tempera su intonaco murale realizzato, nel 1481 circa, dal pittore fiorentino Alessandro di Mariano Filipepi, noto come "Botticelli" (1445-1510). L'opera si trova all'interno della Cappella Sistina in Vaticano, a Roma.
Roberto Moggi
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