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San Germano di Capua

Oggi - 30 ottobre 2024 - mercoledì della XXX settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Germano, normalmente indicato con la specificazione “di Capua” che ne indica la città di provenienza, vescovo. Della vita di Germanus (Germano) - questo il suo nome in latino - prima della sua ordinazione episcopale, si hanno pochissime notizie, provenienti per lo più da fonti posteriori alla sua esistenza. Nacque verosimilmente nella seconda metà del V secolo a Capua, fiorente centro della regione Campania, non troppo lontano da Napoli (oggi Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, regione Campania). Di famiglia agiata, desiderò consacrarsi al Signore fin dalla più tenera età e in giovinezza, dopo la morte del padre, si privò degli ingenti beni ereditati per donarli ai poveri. Si ritirò poi a fare vita ascetica, ammirato dal popolo e dal clero, fino a quando, nel 516 circa, fu eletto vescovo della sua città. Mantenne l’ufficio onorevolmente, sempre amatissimo dal popolo, fino al 540-541 circa, svolgendo una preziosa attività pastorale. Fu un grande organizzatore di quella Chiesa locale, in un periodo piuttosto difficile, il VI secolo, che vedeva concretarsi la distinzione tra la “diocesi”, presente nelle città, e la “pieve”, nelle zone rurali. Fu amico personale del monaco Benedetto da Norcia (circa 480-547), fondatore dell’Ordine monastico dei Benedettini e futuro santo, oltre che di altre importanti figure della Chiesa. Nel 519, essendo particolarmente stimate le sue doti di saggezza, cultura, dottrina e diplomazia, fu scelto da papa Ormisda (dal 514 al 523), anch’esso futuro santo, per una delicata missione diplomatica a Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente. Pertanto, quale legato pontificio alla guida di un’apposita delegazione, si recò nella città del Bosforo (oggi Istanbul, in Turchia) per cercare di mettere fine allo scisma a suo tempo iniziato dal locale arcivescovo e patriarca Acacio (dal 471 al 489). Ben due precedenti legazioni pontificie non erano riuscite a comporre il dissidio, ma la sua trattativa, condotta con grande capacità, andò invece a buon fine. A Costantinopoli, lui e i suoi legati furono bene accolti e, ricevuti in udienza dall’imperatore Giustino I (dal 518 al 527), poterono leggere pubblicamente un testo di papa Ormisda, da quest’ultimo composto appositamente per quell’occasione, passato alla storia come “Libellus Fidei”, contenente le condizioni del Santo Padre per la ricomposizione dell’annosa divisione. I vescovi della Chiesa d’Oriente, presenti all’incontro, alla fine convennero che non c’era nulla da obiettare e lo stesso ritenne anche il patriarca della città, Giovanni. L'imperatore Giustino I e il predetto patriarca, quindi, approvarono e sottoscrissero il documento, ponendo così fine allo scisma e facendo superare una divisione che durava ormai da due generazioni. I legati pontifici rimasero ancora a Costantinopoli più di un anno, per consolidare i risultati della riconciliazione anche nelle altre Chiese e per dissipare contrasti e difficoltà causati da alcuni monaci irrequieti. Al rientro della delegazione a Roma, Germano volle tornare subito nella sua diocesi campana, dove decise di condurre ancora una volta vita ascetica, pur non omettendo la dovuta attività pastorale, fino alla dipartita terrena, che sopraggiunse, dopo una vita dedicata al Signore e alla Chiesa, il 30 ottobre del 540 o 541. Dopo la sua morte, di Germano parlò molto anche il santo pontefice Gregorio I (dal 590 al 604), noto come San Gregorio Magno, futuro dottore della Chiesa, che lo ricordò come uomo di Dio in grado di svolgere la cura d'anime continuando a tendere alla perfezione cristiana e alla contemplazione. Germano fu sepolto a Capua nella chiesa maggiore di Santo Stefano e traslato poi nella cattedrale quando fu costruita la nuova città. Nell’866, l’Imperatore carolingio Ludovico II “il Giovane” (dall’855 all’875) dimorò per circa un anno a Capua e quando partì portò con sé i suoi resti mortali, lasciandone poi una parte nel villaggio fondato dall’abate Bertario ai piedi di Montecassino, che prese il nome di San Germano mantenendolo fino al 1863, quando lo mutò in quello più antico di Cassino. Altre reliquie furono portate da Ludovico nella cripta della chiesa di San Sisto a Piacenza.
Immagine: Fotografia in bianco e nero del quadro intitolato "San Germano di Capua", probabilmente parte laterale di un polittico smembrato. Olio su tela dipinto, nel 1593, dal ignoto pittore di ambito culturale veneto tardo manieristico. L'opera si trova presso la chiesa di San Giovanni Battista nel comune di San Giovanni in Galdo (provincia di Campobasso, regione Molise).
Roberto Moggi
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