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’O cielo te scanza ’a chello ca manco te pienze!

Che Dio ti liberi da ciò che non sospetti neppure, possa accaderti.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio che ci viene presentato, ci fa pensare a una frase che spontanea spesso sorge per le brutture delle quali veniamo a conoscenza:
"Che Dio ce ne scampi e liberi" con quella che similmente è espressa da "Dio ce ne guardi", che ci auguriamo vicendevolmente, perché coscienti dei rischi che corriamo, già solo nell'esistenza quotidiana, nell'umiltà con la quale cerchiamo di far fronte al destino, anteponendo tale augurio al pensiero ottimistico e illusorio che ci fa dire: "A me non può succedere", riguardo alle tante disgrazie che ci riportano le cronache, o il sentito dire da chi ci vive intorno.
La frase espressa a mo' di scongiuro, con il verbo scampare, che significa evitare, deriva dall'allocuzione latina: "Quod Deus avertat" , adoperata tanto in contesti orali quanto scritti, una frase scaramantica frapposta tra noi e il pericolo latente, rappresentato da un lungo elenco di fatti rappresentati da incidenti, disgrazie o malattie, con il danno che possono arrecare.
Uno scongiuro e, ad un tempo, l'affidarsi alla divina provvidenza, come esorta un altro proverbio che ci è stato proposto e che si pone in una luce più ottimistica e piena di speranza, enunciando:
E grazzie divine nun tardano a vvení.
Perché la Provvidenza del Signore non tarda mai ad arrivare.
Che ci ricorda un'allocuzione alla quale era usuale riferirsi, per azioni da farsi e fatti che dovevano accadere, con frasi del tipo "Se Dio vuole" per qualsiasi cosa ci si ripromettesse, fosse solo il rivedersi l'indomani, oppure "Dio vede e provvede", per qualsiasi impresa o evento che si sperava che avvenisse, affidandosi alla provvidenza del Signore, in una costante e abituale professione d'umiltà, ben edotti dalle tragedie trascorse nella vita.
La fede aiuta a sopportare le traversie incontrate nella vita, con una speranza che non viene meno, se non che una vicenda dolorosa si mostri ineluttabile, per far posto alla rassegnazione verso una divina volontà, che è di conforto a chi non cessa di aver fede nella divina provvidenza, al punto di affermare che, a chi vuol bene, Dio lo grava di tribolazioni.
Una professione d'umiltà, come costume al quale dovremmo ritornare, sia per vivere che per osservare con più serenità tutto quello che accade intorno a noi.
Se poi "Dio ce ne scampi" possa essere vista come un'ipotetica espressione d'egoismo, interviene a eliminare tale ipotesi l'espressione d'altruismo "Dio ti assista", che rivolgiamo alle persone a cui teniamo e a tutta l'umanità che ne ha bisogno.
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