Chi tene ’o lupo pe ccumpare porta ’o cane sott’ ô mantiello.
Meglio non fidarsi di chi freguenta persone losche e pericolose.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
S'accompagna
il proverbio al vecchio detto; "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei",
perché la cerchia di persone frequentate, può rappresentare una garanzia
come l'opposto e l'adagio esorta ad evitare chi bazzica persone
inaffidabili, perché, come leggiamo in un aforisma del filosofo Confucio:
"Vedere e ascoltare persone malvagie è già l’inizio della malvagità."
Una
delle più usuali scuse per giustificare il comportamento, in special
modo di un giovane, è quella di imputare il suo comportamento alla
frequentazione di cattive compagnie, come se il soggetto non lo fosse, a
sua volta, con le persone che frequenta.
Come
si usa anche dire che se i parenti ce li dà la sorte, siamo noi a
scegliere gli amici e le persone che riteniamo siano migliori da
frequentare, la scelta richiede l'accortezza necessaria, perché se ci
sono persone che mettono subito in luce i loro pregi, come i loro
difetti, altre sono più elusive e riuscire a capire se è il caso di
frequentarle o meno, richiede tutto il tempo e la prudenza richiesti
dall'impegno.
Stare in
compagnia di qualcuno è una situazione che diventa necessaria alle
persone più socievoli e a quelle che non sopportano la solitudine, un
bisogno che può portare i soggetti ad accontentarsi delle persone che
sono a portata di mano, anche se le preferirebbero migliori, così da
poter dire che a scegliere la solitudine non si sbaglia mai, mentre
troppe volte succede con le compagnie.
E
non solo, ma per chi diventa triste nella solitudine, sé stesso
rappresenta la peggiore compagnia e finché non riuscirà a rendere
piacevole il rapporto, qualsiasi altra persona risulterà come una
compagnia poco soddisfacente e di ripiego.
Alcuni
interpretano come un segno di distinzione, frequentare un ambiente
d'élite ed esclusivo e se ne fanno vanto, come se rappresentasse un
blasone di nobiltà.
Leggiamo nel Dhammapada (Versi della Legge), di Siddhārtha Gautama, definito il Buddha:
"Gioioso è vivere in compagnia dei saggi. Beato chi fugge la compagnia degli inconsapevoli."
Una compagnia che sarà sì gioiosa, ma anche fortunata per chi riesce a trovarli, i saggi.
E sempre a tal riguardo, scrisse Erich Fromm, nell'Arte di amare:
"Per
cattive compagnie non mi riferisco solo a gente cattiva, viziosa o
distruttiva; di quelle si dovrebbe evitare la compagnia perché la loro
influenza è velenosa e deprimente. Mi riferisco soprattutto alla
compagnia di persone amorfe, di gente la cui anima è morta, sebbene il
corpo sia vivo; di gente i cui pensieri e la cui conversazione sono
banali; che chiacchiera anziché parlare, e che esprime opinioni a cliché
invece di pensare."
Riguardo
a proverbi, aforismi ed esortazioni sul come evitare le cattive
compagnie e chi le frequenta, ci offre un quadro su cui c'è da pensare,
il poeta e oratore inglese George Herbert di Cherbury:
"Non frequentare le cattive compagnie, non faresti che aumentarne il numero"
Una
frase che ci induce a pensare a quanto noi stessi rappresentiamo o meno
una buona compagnia per gli altri, perché essere convinti di esserlo,
può derivare da una convinzione che abbiamo solo noi.
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