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’A salute s’abbusca e nun s’accatta

’A salute s’abbusca e nun s’accatta.
La salute si riceve e non si compra.
Si sofferma il proverbio a farci realizzare qual è l'unica ricchezza che non si può comprare e che spesso si dimentica di preservare, coinvolti negli assilli quotidiani.
Come ben ha detto il Dalai Lama, con una più che famosa allocuzione in merito:
"Gli uomini perdono la salute per fare soldi, e poi perdono i soldi per tentare di recuperare la salute. Pensano tanto ansiosamente al futuro dimenticando di vivere il presente. Così facendo, non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
Il termine salute deriva dal latino salus, che si accompagna ad incolumitas, ovvero la messa al sicuro e liberazione da ogni danno e pericolo, grazie a uno stato di benessere di un organismo che sia esente da malattie, difetti o disturbi di qualsiasi genere.
Nel corso dei millenni filosofi, scienziati, scrittori, filosofi, medici e nutrizionisti ci hanno dato il loro punto di vista sulla salute. Il padre dell’aforisma, Ippocrate, scriveva aforismi “medici” indagando sulle cause naturali della malattia e fornendo precetti e norme per il vivere sano, come leggiamo in ciò che lasciò detto:
"Non vi è persona più utile e più degna di quella che trascorre la vita ricercando i mezzi di prolungare e di conservare la salute che da tante cause può essere disordinata"
Dando una suprema importanza all'alimentarsi convenientemente, per preservare la sanità del corpo:
"Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo"
Per la molta più importanza che hanno gli ortaggi che produce un orto, rispetto a quella delle medicine vendute in farmacia.
Mens sana in corpore sano (mente sana in corpo sano) è una locuzione latina tratta da un capoverso delle Satire di Giovenale, volta a mostrare la vanità dei valori o dei beni (come ricchezza, fama e onore) che gli uomini cercano con ogni mezzo di ottenere. Solo il sapiente si rende conto che tutto ciò è effimero e talvolta anche dannoso. Secondo Giovenale l'uomo dovrebbe aspirare a due beni soltanto: la sanità dell'anima e la salute del corpo. Esse dovrebbero essere le uniche richieste da rivolgere alla divinità che, sottolinea il poeta, sa di cosa l'uomo ha bisogno più dell'uomo stesso.
Un'opinione espressa anche dal filosofo François-Marie Arouet, che si presentava con lo pseudonimo di Voltaire:
“Ho deciso di essere felice perché fa bene alla mia salute.”
Avendo ben compreso come la sanità mentale concorra al benessere del corpo e bene o male che stiamo fisicamente, dobbiamo avere la volontà di eliminare qualsiasi pensiero negativo, giustificato che sia, che venga a turbare il nostro benessere psicofisico.
Come anche leggiamo negli scritti di Romano Battaglia:
"I vecchi saggi raccontano che il corpo umano si tiene in equilibrio con la felicità e ogni volta che questa viene a mancare, insorgono i disturbi, le malattie: la felicità è l’equilibrio dell’universo."
Quante persone abbiamo visto che, pur non soffrendo di particolari malesseri, abituate ad un continuo atteggiamento negativo verso tutto e tutti, in un tempo più o meno lungo, ma sempre troppo breve rispetto alla vita che avrebbero potuto condurre, sono riuscite letteralmente a suicidarsi?
Un mantenimento del benessere visto da alcuni come un continuo sacrificio poco gratificante, come leggiamo nel web:
“L'unico modo di restare in salute è mangiare quello che non si vuole, bere quel che non piace, e fare quello che si preferirebbe evitare.”
a cui fa seguito:
“Il solo modo per un ricco di stare in salute è tramite l'esercizio e l'astinenza, di vivere cioè come se fosse povero.”
Partono da lontano le commiserazioni sulla follia con cui vivono gli uomini, come scrisse anche Pitagora:
“Fintanto che l'uomo continuerà a distruggere senza sosta tutte le forme di vita, che egli considera inferiori, non saprà mai cos'è la salute e non troverà mai la vera pace. Gli uomini continueranno ad ammazzarsi fra loro fintanto che massacreranno gli animali. Colui che semina l'uccisione e il dolore non può raccogliere la gioia e l'amore.”
Ma quello che lui deplorava nel 580 a.c., ha raggiunto effetti perversi ai giorni nostri, con l'orrendo massacro quotidiano e le torture di migliaia e migliaia di animali, che non bastano a soddisfare il desiderio di violenza degli esseri umani, che lo perfezionano massacrandosi fra loro.
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