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Pe na cusella faje n’arrevuoto!

Pe na cusella faje n’arrevuoto!
Quando per una piccola e banale cosa si fanno discussioni interminabili ed inutili.
Possono succedere problemi che, per essere risolti, facendo raggiungere un accordo tra le parti, richiedono confronti che possono risultare impegnativi e col tutto il tempo che richiedono, affinché la risoluzione sia esauriente, ma il proverbio mette in luce come può succedere che per una stupidaggine, persone poco capaci di esprimere giudizi, si impegolino in discussioni di lana caprina, come si usa dire, che lasciano il tempo che trovano, se non lo peggiorano.
De lana caprina è un latinismo, che mette in luce appunto discussioni su cose futili, oziose o pedantesche, oppure problemi seri, ma affrontati con una superficialità che li peggiora invece di risolverli.
Un fenomeno che purtroppo spesso accade, è che certe persone litigano in continuazione per il semplice motivo che non sono capaci di discutere. perché del tutto inabili nel riconoscere che esistano idee contrarie a quelle che hanno loro.
Ci offre la cultura francese sullo studio del comportamento della gente, tra il serio e il faceto, due figure campioni di modi di pensare e comportamenti poco sani:
La prima rappresentata dal maresciallo di Francia, Jacques de La Palice che divenne esempio, forse suo malgrado, della cosiddetta verità lapalissiana, ovvero un fatto di tale evidenza e ovvietà che la sua enunciazione è del tutto inutile se non proprio umoristica, come nell'espressione «l'acqua è bagnata».
Una fama forse dovuta a una frase che suoi uomini gli dedicarono e che l'avrebbe destinato alla Storia: "Qui giace il Signor de La Palisse, che un quarto d'ora prima di morire era ancora vivo": una verità lapalissiana, appunto.
Leggiamo in Wikipedia che, un secolo dopo, Bernard de La Monnoye, accademico di Francia, poeta e letterato, intitolò a La Palice una canzone dove lo dileggiava come campione per antonomasia della banalità e dello scontato.
Insomma un povero cristo che forse ha goduto di una fama immeritata che mette in luce verità ovvie e scontate, che ci fanno immaginare le idee campate in aria, espresse in una discussione, tra persone che ragionano, se non come il de La Palice, ancora peggio.
Il secondo personaggio transalpino, che la storia ci riporta, è Nicolas Chauvin, che con ogni probabilità sarebbe solo un personaggio immaginario e non si sa quanto sia vero che la sua fedeltà ed il suo fanatismo sarebbero stati apprezzati da Napoleone Bonaparte, il quale gli avrebbe donato una Sciabola d'Onore e una pensione di 200 franchi.
Ma immaginario o meno poi che sia, dal suo nome deriva il termine "sciovinismo", cioè nazionalismo fanatico, che col tempo si è generalizzato in un assolutismo di pensiero, da parte di persone del tutto incapaci di immaginare qualsiasi idea diversa dalle loro e figuriamoci i risvolti che assumerebbe una discussione, tra due o più persone che ragionano in tal modo, ovvero a cavolo di cane, con l'estrema stupidità di essere capaci di addivenire a vie di fatto per futili motivi.
Immaginiamo poi lo scenario presentato da una discussione tra un lapalissiano e uno sciovinista, che potrebbe meritare di essere oggetto di uno sceneggiato, per la comicità che produrrebbe e vista ovviamente così da chi gode di una sana capacità di intendere e di esprimersi.
Due modi di pensare che ci fanno venire in mente l'allocuzione attribuita all'umorista e scrittore statunitense Arthur Bloch:
“Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.”
Fenomeno che può succedere anche a una persona intelligente, fornita della capacità di sapersi adeguare al modo di esprimersi dell'interlocutore, sempre che abbia il senso dell'umorismo di riuscire a ridere tra sé, per come appare idiota.
E infine, tanto per ricordare quanto possa essere utile impegnarsi in una discussione, oppure no, rammentiamo la frase di Lao Tsu:
“Chi è capace non discute, chi discute non è capace.”
e ancor di più l'allocuzione attribuita a Pitigrilli, pseudonimo di Dino Segre, scrittore, giornalista e aforista italiano:
“L'uomo comune ragiona. Il saggio tace. Il fesso discute.”
Perché se la parola è d'argento, come si usa dire, il silenzio è d'oro, per il valore maggiore che ha delle parole, così che a volte, astenersi dal parlare, vale molto di più che intervenire.
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