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’O munno è cchino ’e guaje, chi ne tène poche e cchi ne tène assaje.

’O munno è cchino ’e guaje, chi ne tène poche e cchi ne tène assaje.
Ognuno di noi ha i propri guai, pochi o molti che siano.
Si sofferma il proverbio sulla sfortuna e le disgrazie in cui si incorre nella vita sulla terra, tra chi ne ha poche, chi tante, chi se le cerca e chi fa del tutto per riuscire ad evitarle.
C'è chi paragona la vita e le sue vicissitudini a una strada, che è piana o in discesa per alcuni, mentre per altri è tutta una salita.
Uno scenario multiforme che ci mostra da chi vive negli agi, a chi ne è privo, a chi s'impegna a migliorare il proprio stato, facendo fronte alle traversie che incontra, rispetto a chi si arrende alla minima contrarietà.
C'è chi campa beatamente, senza nemmeno rendersene conto, perché non ha problemi di salute, e chi inizia la vita con qualche malattia, a volte grave e del tutto invalidante, mentre chi incorre nei malanni che spesso si incontrano nella terza età, spesso realizza che si è dato tanto da fare nel passato, per aumentare la ricchezza e gli agi, per poi scoprire che ha trascurato l'unica ricchezza che ha valore, ovvero la salute.
Rispetto alla varietà dello scenario, c'è quella dell'atteggiamento umano verso le prospettive offerte dalla vita, dall'ottimistica visione del libero arbitrio che permette di essere artefici del proprio destino, alla convinzione fatalista che tutto è predeterminato dalla sorte.
Una visione fatalistica per le traversie che caratterizzano la vita, ce la offre Cesare Pavese:
"Non sai che quello che ti tocca una volta si ripete? Che come si è reagito una volta, si reagisce sempre? Non è mica per caso che ti metti nei guai. Poi ci ricaschi. Si chiama il destino."
Perché se tutto procede nel miglior modo, ci si rallegra per la libertà di scelta che si ritiene di avere, riguardo al saper vivere, ma se tutto procede al contrario dei propri desideri, il risultato lo si imputa alla sorte, per l'occhio d'aquila che avrebbe la cosiddetta sfiga, rispetto alla cecità della fortuna.
Chi non ha problemi, vuoi perché non se li cerca o perché non gli si sono presentati, può affermare, come John Keats:
“La vita è un'avventura da vivere, non un problema da risolvere.”
Ma se ce ne usciamo in tal modo con chi si trova in mezzo a tutta una serie di guai che gli sono capitati, perché come succede spesso, le disgrazie non vengono mai sole, rischiamo che l'interlocutore passi a vie di fatto.
Mentre il cantante Vasco Rossi che, con giovanile e imprevidente ardore, cantava:
"Voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormi mai.
Voglio una vita la voglio piena di guai!"
Con tutti i guai con cui la vita l'ha ripagato, si ritiene che adesso se li cerchi molto meno.
"Il male che è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e la buona volontà può fare guai quanto la malvagità"
scrisse Albert Camus, omettendo una causa ancora più palese, rappresentata dalla stupidità, specialmente se gli stupidi sono attivi ed impegnati, invece che pigri e meno pericolosi.
E a terminare, tanto per farci una risata:
“Mi accade spesso di svegliami di notte e cominciare a pensare a una serie di gravi problemi e decidere di parlarne al Papa. Poi mi sveglio completamente e mi ricordo che io sono il Papa.”
Papa Giovanni XXIII
Come chi realizza che, per i problemi che ha, sia il caso di consultare uno psicologo, finché non si ricorda che lui esercita tale professione e si guarda bene dal mettersi nelle mani di un altro come lui.
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