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25 Settembre 2023 - San Clèofa

25 SETTEMBRE 2023 - SAN CLEOFA
Oggi - 25 settembre 2023 - lunedì della XXV settimana del tempo ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Clèofa, discepolo di Gesù. Clèofa (indicato talvolta anche come Clèopa, Clèofe o Clopa), questo il suo nome in latino (uguale all’italiano), traslitterato nel nostro alfabeto dal nome ebraico Halphai, che si pronuncia “Alfeo”, era uno dei due “discepoli di Emmaus” di cui parla Luca nel suo vangelo (Cf. Lc 24, 13-35). Non si hanno altre informazioni sicure su di lui, ad eccezione del fatto che fosse un ebreo nato proprio a Emmaus, piccolo villaggio della Giudea a circa dieci chilometri da Gerusalemme, vissuto nel I secolo. Racconta l’evangelista Luca, che, la sera del giorno della Risurrezione del Signore, Clèofa e un suo compagno compaesano del quale non c’è dato di conoscere il nome, entrambi già discepoli di Gesù, tornavano da Gerusalemme alla loro casa nel paese natio, al termine delle celebrazioni dei riti pasquali ebraici. Lungo la strada, mentre discutevano della morte del Messia, furono raggiunti e accompagnati lungo il tragitto da quello che per loro era uno sconosciuto (in realtà Cristo Risorto), che gli chiese di cosa stessero parlando. Clèofa rispose raccontando tutti gli ultimi drammatici avvenimenti di Gerusalemme, riguardanti la vita terrena del Maestro fino alla sua crocifissione e morte, stupendosi dell’apparente ignoranza del viandante di tali fatti. Disse, fra l’altro, unitamente al compagno di viaggio: “ … Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele … ” (Lc 24, 21). Parole che manifestano la delusione comune dei discepoli in quell’ora di prova, aggiungendo alla fine: “ … Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo ... ” (Lc 24, 22-23). Da questo spiraglio di speranza che balena in Clèofa, Gesù, non ancora riconosciuto, fa penetrare la luce della “buona novella”, spiegando loro le Scritture. Giunti nella loro casa a Emmaus, Clèofa e il suo amico offrirono ospitalità allo “sconosciuto” per la notte, dicendo: “ … Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto … ” (Lc 24, 29). Il Signore accettò e, sedutosi a tavola con loro, gli si rivelò attraverso un gesto molto simbolico, ovvero “allo spezzare del pane” (Lc 24, 30-31) prima benedetto, il segno eucaristico dell’ultima cena, cui perciò anche Clèofa dovette verosimilmente essere presente. Tuttavia, non è questo il solo privilegio di cui poteva andare fiero. Se guardiamo l’etimologia del suo nome, scopriamo - come già accennato - che Clèofa e Alfeo sono rispettivamente la trascrizione e la pronuncia del nome ebraico Halphai, oppure due nomi portati dalla stessa persona. Presumibilmente, perciò, Cleofa-Alfeo è il padre di Giacomo il Minore e di Giuseppe, fratelli, cioè cugini, del Signore. Nel Vangelo di Giovanni, Maria, madre di Giacomo e Giuseppe, è detta sposa di Clèofa e sorella, in senso più o meno proprio, della Madre di Gesù. La sua fortunata posizione in seno alla famiglia del Signore sembra abbia altri risvolti. Lo storico e scrittore ebreo Sant’Egesippo (110-180), afferma che Clèofa è fratello di San Giuseppe e padre di Giuda e Simone, quest’ultimo eletto a succedere a Giacomo il Minore come vescovo di Gerusalemme. Tirando le somme, numerosi esegeti e agiografi ritengono di potere ragionevolmente identificare, nel discepolo di Emmaus, il Clèofa che Giovanni evangelista dice marito della sorella della Madonna, quella Maria di Clèofa presente con le altre pie donne al dramma del Calvario. Poiché Maria di Clèofa è madre di Giacomo il Minore, di Giuseppe, di Giuda e di Simone, ne segue che Clèofa, in base a questa tesi, sarebbe loro padre. Il genitore, dunque, di ben tre apostoli. Secondo il vescovo e scrittore greco antico Eusebio di Cesarea (265-340), nonché il biblista, traduttore, teologo, monaco cristiano e dottore della Chiesa San Girolamo (347-420), Clèofa era nativo di Emmaus, dove, secondo un’antica tradizione, egli, divenuto “predicatore della risurrezione”, fu trucidato dai suoi compaesani, intolleranti del suo zelo e della sua certezza di fede nel Messia Risorto, morendo martire nel I secolo. San Girolamo ci assicura che già nel IV secolo la sua casa natale era stata trasformata in chiesa. Il Martirologio Romano ha inserito il suo nome nella data odierna e ne conferma il martirio avvenuto per mano dei Giudei.
Roberto Moggi
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