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25 Marzo 2023 - Annunciazione del Signore


25 MARZO 2023 - ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE
Oggi - 25 marzo 2023 - sabato della IV settimana del tempo di Quaresima, la Chiesa celebra la solennità dell’Annunciazione del Signore. Col termine “Annunciazione”, si descrive l’incontro tra Maria e l’arcangelo Gabriele nel piccolo borgo di Nazareth, in Galilea. Un incontro destinato a cambiare completamente le sorti dell’umanità, giacché fu in quell’occasione che, il messaggero di Dio, annunciò alla ragazza la sua imminente gravidanza per opera dello Spirito Santo, di un bambino che sarebbe stato il Figlio di Dio, chiamato Gesù. Di questo episodio, basilare nella storia della Salvezza, si ha ampia contezza nel primo capitolo del vangelo secondo Luca, che si proclama quest’oggi nella Santa Messa (cfr. Lc 1, 26-38). Un aspetto fondamentale che dobbiamo considerare parlando dell’Annunciazione del Signore, è quello della sua duplice natura: cristologica, in quanto celebrante il Mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, ma anche mariana, per la particolare caratteristica e destinazione del messaggio anzidetto, tanto che la festa stessa è talvolta nota come “Annunciazione della Beata Vergine Maria” (titolo con il quale era conosciuta in passato). L’Annunciazione rappresenta forse il più alto e importante momento d’incontro tra l’umano e il divino, e per questo entrambi i protagonisti hanno uguale valore. Maria simboleggia l’attesa di Israele che trova finalmente compimento nell’arrivo del Salvatore. La sua accettazione del destino voluto per lei da Dio, l’obbedienza con cui si affida alla Sua volontà, e soprattutto l’immenso amore che la contraddistingue da questo momento in poi, sono indissolubilmente legati all’opera salvifica di Suo Figlio. In Maria la Salvezza è già una realtà, nell’istante stesso in cui la sua promessa è pronunciata: “Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 31-33). Degli inizi di questa solennità, si ha attestazione in un canone del X concilio ecumenico di Toledo (Spagna) del 656, che ne evidenzia, già in quell’epoca, la diffusione in tutta la Chiesa, segno di origini ancora più antiche. L’attuale data di celebrazione, fissata al 25 marzo, è invece direttamente collegata a quella del Natale del Signore. Infatti, se partiamo dal 25 dicembre, data di nascita di Gesù, ci basta andare indietro di nove mesi, la normale durata della gestazione umana, per individuare la data indicativa del suo miracoloso concepimento. L'Annunciazione è narrata con modi differenti nel Vangelo secondo Matteo e in quello secondo Luca. Nel primo vediamo come, dopo la prodigiosa gravidanza di Maria, un angelo appare in sogno a Giuseppe, comunicandogli di tenere con sé la moglie, che avrebbe partorito un figlio concepito per opera dello Spirito Santo (Mt 1, 18-25). L’episodio dell’annuncio così come noi lo conosciamo, come già visto, è invece narrato nel secondo, in un brano con intento principalmente cristologico che riflette su Gesù Cristo “Vero Dio e vero uomo”, dov’è descritta, in modo semplice e comprensibile a chiunque, l'Incarnazione del Figlio dell’Altissimo. La narrazione di Luca riesce a incentrare l’attenzione su Gesù, sulla sua “messianicità” e sulla sua "figliolanza divina", evidenziando l'azione creatrice dello Spirito Santo, che rende realmente presente nel grembo verginale di Maria il "Figlio di Dio" (Lc 1, 26-38). Il saluto di Gabriele a Maria ben compendia il mistero dell’Annunciazione, evento centrale nella storia dell’uomo che rivela tutto l’amore di Dio per la sua creatura, chiamata a cooperare al suo disegno di salvezza. È in questo messaggio che si realizza il primo compimento delle antiche promesse e l’attesa del Salvatore trova la sua risposta. Per manifestare la sua onnipotenza, Dio sceglie Nazareth, città del tutto secondaria di una regione altrettanto periferica come la Galilea. Soprattutto, sceglie l’umilissima Maria, una semplice ragazza del popolo appena adolescente. La splendida pagina del vangelo di Luca, riferisce anche che Maria chiese come avrebbe potuto essere vergine e madre al tempo stesso, cosa umanamente impossibile. Questa stessa domanda, probabilmente, se la saranno posta tanti figli d’Israele, fin dal tempo dell’enigmatica profezia di Isaia, espressa nel settimo capitolo del suo libro, quando sentenziò che “… la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7, 14), dove “Emmanuele” significa “Dio con noi”. Maria seppe proprio in quell’occasione che la vergine annunciata dal profeta era proprio lei, sentendosi chiarire che lo Spirito Santo sarebbe sceso su di lei, stendendo con la sua ombra la potenza dell’Altissimo e che, chi sarebbe nato da lei, sarebbe stato dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Nella stessa occasione, Gabriele annunciò a Maria anche il miracoloso concepimento di un figlio da parte della cugina Elisabetta, ormai vecchia e sterile (Lc 1, 36), mettendo come un “sigillo di garanzia” sull’immenso disegno di Dio, cui nulla è impossibile. Maria non solo credette al celeste messaggero, ma offrì liberamente e pienamente tutta la sua persona al piano divino, dichiarandosi serva del Signore e accettando che avvenisse in lei quello che Gabriele le aveva riferito. Dall’istante di quel suo “sì”, tanto docile e abbandonato alla Divina Volontà, lei “divenne l’Arca della Nuova Alleanza”, che amorevolmente custodì nel suo grembo il primogenito dell’umanità nuova, cioè Gesù, il nuovo Adamo. Il Bambino concepito nel suo grembo verginale, premessa per la Redenzione dell’umanità attraverso il suo futuro sacrificio in Croce, è il segno tangibile della fedeltà di Dio e del suo desiderio di salvare l’uomo, per renderlo partecipe della vita divina. Il Dio nascosto, di cui molti ebrei non osavano nemmeno pronunciare il nome, si era rivelato, facendosi carne nella pienezza dei tempi e manifestando già nel nome “Gesù” - che significa “Dio salva” o “Dio è salvezza” - il motivo della sua discesa tra gli uomini.
Roberto Moggi
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