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21 Gennaio 2023 - Sant’Agnese

21 GENNAIO 2023 - SANT'AGNESE
Oggi - 21 gennaio 2023 - sabato della II settimana del tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di Sant’Agnese, vergine e martire. Di Agnes (Agnese), questo il suo nome nella materna lingua latina, esistono scarse e non sempre comprovate notizie. Sappiamo, tuttavia, che nacque a Roma fra il 290 e il 293, da una devota famiglia cristiana. Quand’era appena adolescente rimase vittima, con i suoi congiunti, dell'ultima persecuzione anticristiana, scatenata nel 303 dall’imperatore Diocleziano (regnante dal 284 al 305), subendo il martirio appena fuori le mura cittadine, probabilmente il 21 gennaio 305 sulla via Nomentana, dove i fratelli di fede inumarono pietosamente il corpo nella catacomba che oggi porta il suo nome. In questo luogo sorse successivamente, nel VII secolo, l'attuale basilica minore paleocristiana di Sant’Agnese Fuori le Mura, pure a lei dedicata, nella quale i resti furono inumati. Nel IX secolo il corpo di Agnese, venerato in un’arca nella cripta della basilica sulla via Nomentana, fu privato della testa, trasportata nel Sancta Sanctorum del Palazzo del Laterano. In quell’occasione, dovettero essere unite alle sue spoglie quelle di Santa Emerenziana, che il passio di Agnese definisce catecumena e sua sorella di latte, lapidata nello stesso giorno dei funerali di Agnese. Il 21 gennaio 1621, il corpo della santa fu riposto, unitamente ai resti di Emerenziana, in una cassa d’argento sotto l’altare maggiore della stessa basilica di via Nomentana. L’insigne reliquia della testa, per volere di papa San Pio X, fu posta in un reliquiario nella cappella Doria Pamphili, nella chiesa di Sant'Agnese in Agone, a piazza Navona, nel centro storico di Roma. Si cita anche un reliquiario, con un braccio della santa, nella sacrestia della chiesa romana di San Pietro in Vincoli. Fermi restando i dati essenziali sin qui esposti, comuni a tutte le memorie, la cronaca più dettagliata della vita di Agnese si apre a diverse varianti. Le prime divergenze cominciano dalla famiglia d’origine, che secondo la tradizione più consolidata apparteneva alla nobile e antica “Gens Clodia”, mentre, in base a un’altra versione, sarebbe stata composta da “liberti”, cioè da ex schiavi legalmente liberati. Secondo papa San Damaso I (dal 366 al 384), che ne riportò la storia in un “carme” (componimento poetico) che fece incidere su una grande lapide di marmo, attualmente murata nei pressi della scalinata che introduce all’anzidetta basilica, il martirio della ragazza consistette nel rogo. Questo supplizio lo avrebbe affrontato con grande fede, coraggio e con l'estremo atto pudico di coprirsi il corpo nudo con la folta chioma dei propri capelli. Il vescovo e dottore della Chiesa Sant’Ambrogio (337-397), che la esalta nell’opera “De virginibus” (“Delle vergini”) del 377 circa, e nell'inno “Agnes beatae virginis” (“Agnese beata vergine”), basandosi su tradizioni orali, parla del tentativo delle autorità imperiali di costringerla ad adorare gli dei pagani e di un funzionario imperiale invaghitosi della sua bellezza, che la voleva ad ogni costo prendere in sposa contro la sua volontà. In quel frangente, Agnese, piuttosto che abiurare la fede, preferì il martirio, che però le sarebbe venuto tramite la spada del carnefice anziché il fuoco, senza specificare se si trattasse di decapitazione o iugulazione (taglio della gola). E’ presente, anche nel racconto di Sant’Ambrogio, l’atto della ragazza di coprire la propria nudità, ma in questo caso per mezzo di una veste. Il grande poeta cristiano Aurelio Prudenzio (340-405), che canta Agnese nell'inno XIV del suo “Liber Peristephanon” [“Libro sulle Corone” (del martirio)] pubblicato nel 405, introduce un nuovo elemento, la condanna di Agnese a essere prostituta in un postribolo dell’Urbe. I frequentatori di tale lupanare, però, di fronte alla sua acerba e purissima bellezza, nonché al suo serafico aspetto di santità, prodigiosamente non avrebbero avuto neanche il coraggio di guardarla, tanto pareva una creatura celestiale. Solo uno avrebbe osato attentare alla sua illibatezza, ma non sarebbe riuscito nel suo turpe scopo grazie al bagliore accecante di un angelo vestito di bianco, che la serviva per disposizione divina. Il martirio, secondo quest’ultimo autore, arrivò per decapitazione. Il “Passio Sanctae Agnetis” (“Passione di Sant’Agnese”), testo agiografico del V secolo basato sulla tradizione popolare, che probabilmente era proclamato ai fedeli nel giorno della nascita di Agnese, richiama diversi elementi già in precedenza esposti. Secondo questo testo, il suo carnefice sarebbe stato il prefetto di Roma, il cui figlio si era invaghito di lei. Di fronte al rifiuto della ragazza, il suo denudamento forzato e il conseguente gesto pudico della copertura del proprio corpo con i capelli, sarebbero stati il preludio al suo avvio al postribolo. Per un passio di origine greca composto nel V secolo, Agnese era invece una pia donna, già matura, che raccoglieva attorno a sé molte matrone, alle quali faceva conoscere Cristo. Denunciata al prefetto, fu esposta come prostituta nel postribolo, da cui però uscì miracolosamente senza oltraggio alla sua verginità. In conclusione, alla luce di tali divergenze agiografiche, è importante inquadrare la figura di Agnese nella sua cornice storica, in quel clima di conflitto e persecuzione vissuto dai cristiani di Roma tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. Non deve stupire la profonda impressione che deve aver suscitato, all'interno della comunità dei credenti, la morte innocente ed eroica di una ragazza ancora nel periodo della pubertà, che aveva fino all’ultimo respiro difesa e vantata la sua incrollabile fede in Cristo e la propria illibatezza donata al Signore. Di questo si ha contezza anche nel suo nome, derivante dall'aggettivo greco “Haghnòs” (traslitterato nel nostro alfabeto), che significa “puro, casto”, che venne in seguito associato al termine latino “agnus” (agnello) con lo stesso significato, tanto da divenire un aspetto ricorrente della sua iconografia classica. E’ per questo che Agnese, una fanciulla dalla biografia incerta, ha potuto suscitare tanta venerazione tra i cristiani dell’Urbe, fin dai primi secoli della Chiesa, facendo si che la sua verginità divenisse, nel tempo, il suo attributo più rilevante.
Roberto Moggi
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