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Solo


Si svegliò di soprassalto.
L'orologio sul comò, con le sue ore luminose di un rosso acceso, segnava le 6,30.
Tutto intorno, buio pesto.
Come mai la luce in cucina non era ancora accesa?
Di solito Maria a quest'ora...
La consapevolezza di ciò che era accaduto lo colpì allo stomaco, forte.
Non c'era più. Se n'era andata.
Un infarto...
Nemmeno in quell'occasione aveva voluto accondiscendere ai suoi desideri.
Suvvia, una malattia, anche breve, senza dolore, ma che gli avesse concesso il tempo di organizzarsi mentalmente,di parare il colpo.
Niente.
Si abbandonò sul cuscino e chiuse gli occhi.
Piano piano sentì schiarirsi le idee, e i pensieri cominciarono ad affollarglisi in testa, uno più prepotente dell'altro.
Mille e mille episodi...tutta una vita insieme.
Ricordi. Rimpianti.
Era accaduto così all'improvviso... Non c'era neppure stato bisogno dell'ospedale.
E lui non aveva avuto il tempo di dirle quanto lei fosse importante per lui, quanto l'amasse, anche se non l'aveva quasi mai espresso in parole.
Sì, sì, lei avrebbe voluto sentirselo dire, lo sapeva... era una romantica.
Ma che colpa aveva lui, se non ne era capace?
Lei avrebbe dovuto capirlo, santiddio!
Gli venne per un attimo il dubbio che lei lo sapesse benissimo, ma non avesse voluto dargli la soddisfazione di ammetterlo.
Lui aveva creduto e avrebbe voluto che tutto di lei gli appartenesse: anche i suoi sogni.
L'accorgersi che non era così gli aveva ulteriormente inasprito il carattere.
Lei a volte, nei momenti di abbandono, gli sussurrava con dolcezza:
Dentro questa scorza dura, hai un nocciolo così tenero...
Ultimamente gli era parsa un po' strana, quasi assente,con il pensiero rivolto ad un altrove chissà quanto lontano.
Non glielo aveva mai mostrato, naturalmente, ma era geloso anche dei suoi pensieri.
Fece per alzarsi, si sollevò un poco, ma si lasciò subito ricadere sui cuscini.
Piano piano il dolore, e non erano le sue vecchie ossa, risalì dallo sterno su su fino alla gola e lo pervase. Era solo.
Allora, finalmente, pianse.
Iole Barberis
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