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Santi Nazario e Celso, martiri

Oggi - 28 luglio 2024 - XVII domenica del Tempo Ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda, tra i vari altri, i Santi Nazario e Celso, martiri. Nazarius (Nazario) e Celsius (Celso), questi i loro nomi in latino, appartengono alla vasta schiera di martiri dei primi secoli del cristianesimo, dove spesso tardivi passio sopperiscono alle scarse e incerte notizie storiche sugli stessi. I pochi dati su Nazario e Celso, infatti, provengono per lo più dal diacono Paolino, detto “di Milano” (370-428 circa), attraverso la sua opera biografica sul vescovo e dottore della Chiesa Sant’Ambrogio (340 circa-397), nella quale racconta del ritrovamento delle tombe dei due martiri, a seguito di scavi negli orti fuori delle mura milanesi, disposti da Ambrogio nel 395. Nel corso di questi lavori, fu scoperto e aperto dapprima il sepolcro di Nazario, nel quale il corpo del martire apparve impregnato di sangue ancora fresco, come se fosse stato effuso in quello stesso giorno e anche il capo, reciso, era integro con capelli e barba perfettamente conservati. Il corpo di Nazario fu trasportato e inumato nella Basilica degli Apostoli, fatta erigere dallo stesso Ambrogio nel 386, che da allora prese anche il nome di Nazario. Subito dopo il ritrovamento, racconta Paolino, Sant’Ambrogio, per ispirazione divina, individuò lì vicino pure il sepolcro di Celso, i cui resti, però, rimasero nello stesso luogo del ritrovamento, ove molto successivamente, nel X secolo, fu costruito un monastero. Paolino, nella sua cronaca, attesta come all’atto del rinvenimento non si avessero notizie certe sui due martiri appena riportati alla luce. Tuttavia, col diffondersi del loro culto, verso la metà del V secolo, su di loro fu composto un passio, che ebbe varie redazioni, ma che non è suffragato da certezza storica. Secondo quest’opera, Nazario era nato probabilmente a Roma nel I secolo, figlio di un pagano di nome Africano e di una cristiana di nome Perpetua. Il padre voleva farne un sacerdote degli dei, ma la madre riuscì a farlo battezzare e educare cristianamente. Più tardi, messosi a predicare la fede in Gesù, fu denunciato alle autorità quale cristiano, ma riuscì ad allontanarsi dall’Urbe e rifugiarsi a Milano, dove - con evidente incongruità temporale - avrebbe incontrato i Santi Gervasio e Protasio (o Gervaso e Protaso), nati probabilmente verso la fine del II secolo o agli inizi del III e morti nel corso di quest’ultimo. Avvertito da Dio in sogno, si sarebbe recato nella città di Nizza, dove una donna gli avrebbe affidato il proprio figlio Celso, col quale si sarebbe recato a Treviri, nei territori imperiali corrispondenti all’odierna Germania, dove lo avrebbe fatto battezzare. Secondo un altro racconto tramandato dalla tradizione, invece, Nazario era un legionario dell’esercito imperiale di famiglia ebrea ma cittadino romano. Fu discepolo dell’apostolo Pietro (morto tra il 64 e il 67 circa) e ricevette il battesimo dal suo successore, il futuro papa Lino (dal 67 al 76/79 circa). Per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani e forse inviato dallo stesso Papa Lino, lasciò Roma e si recò nel settentrione, in alcune zone dell’odierna Lombardia. Passò in particolare a Piacenza e Milano, dove avrebbe incontrato in carcere i compagni di fede Santi Gervasio e Protasio. In seguito iniziò l'evangelizzazione delle Gallie unitamente a Celso. Qui avrebbero entrambi subìto numerose persecuzioni e sarebbero stati arrestati, ma, tuttavia, Nazario, quale cittadino romano, non fu torturato, ma inviato a Roma per un regolare processo, forse con Celso. Nella capitale dell’Impero, al loro rifiuto di rinnegare la fede in Cristo e sacrificare agli dei romani, furono condannati a morte. Secondo altre fonti la condanna a morte fu decisa dal Governatore di Ventimiglia in Liguria. Ad ogni modo, insieme a Celso, fu imbarcato su una nave che doveva portarli al largo e gettarli in mare per farli annegare. La leggenda vuole che, scaraventati in mare, si misero a camminare sulle acque, mentre si scatenò una tempesta che terrorizzò i marinai, i quali chiesero aiuto proprio a Nazario. Alle preghiere di quest’ultimo, le acque si calmarono immediatamente e la nave sarebbe, infine, approdata a Genova; qui Nazario e Celso proseguirono la loro opera evangelizzatrice, che si spostò anche in tutta la Liguria, negli anni 66 e 67. Si spinsero poi fino a Milano, dove infine furono arrestati e nuovamente condannati a morte dal prefetto Antolino: la sentenza fu per entrambi eseguita per decapitazione nell’anno 76. Secondo altra tradizione - essendo sempre evidente la contraddizione temporale - sarebbero stati entrambi martirizzati a Milano nel 304, durante gli ultimi anni della persecuzione dell’imperatore Diocleziano (dal 284 al 305). Il loro ricordo si perse fino al ritrovamento dei corpi da parte di Sant’Ambrogio, che ne diffuse il culto.
Immagine: I Santi Nazario e Celso in un particolare del polittico Averoldi, dal titolo L’Annunciazione. Olio su tela realizzato nel 1522 circa dal pittore veneto Tiziano Vecellio detto Tiziano (1490-1576). L’opera si trova presso la chiesa dedicata ai due santi in Brescia (Lombardia).

Roberto Moggi
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