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21 Ottobre 2023 - San Gaspare del Bufalo

21 OTTOBRE 2023 - SAN GASPARE DEL BUFALO
Oggi - 21 ottobre 2023 - sabato della XXVIII settimana del tempo ordinario, le diocesi di Roma e di Albano Laziale (provincia di Roma) celebrano la memoria obbligatoria di San Gaspare del Bufalo, sacerdote, che la Chiesa universale ricorda il 28 dicembre, data della sua morte. Gaspare Melchiorre Baldassarre, questi i suoi nomi di battesimo, conosciuto solo come Gaspare, nacque il 6 gennaio 1786, giorno dell’Epifania (per questo gli furono imposti i predetti nomi dei tre Re Magi) a Roma, capitale dello Stato della Chiesa. La sua famiglia d’origine era un ramo decaduto dell’aristocratica casata Del Bufalo. Crebbe in un momento storico particolarmente movimentato per la società romana, che vedeva la Santa Sede alle prese con le conseguenze tumultuose della Rivoluzione Francese (dal 1789 al 1799). Fin da piccolo, nella sua città, cominciò a frequentare assiduamente la chiesa del Gesù, luogo di culto principale della Compagnia di Gesù, attigua all’alloggio servile del proprio nucleo familiare, all’interno di Palazzo Altieri, dove il padre era cuoco della nobile casata. In questo tempio, particolarmente, amava intrattenersi in orazione presso la cappella laterale dedicata al Gesuita missionario in India San Francesco Saverio (1506-1552). Ancora bambino, contrasse una grave congiuntivite, altre fonti parlano di vaiolo, che in alcun modo dava segno di guarire. Allora la pia madre Annunziata, che frequentava la medesima chiesa, inginocchiata davanti alla reliquia del braccio di San Francesco Saverio colà conservata, lo pregò incessantemente, affinché intercedesse per la guarigione del figlio. Il Cielo la esaudì e, un giorno, davanti alla medesima reliquia, Gaspare guarì di colpo, inaspettatamente, con grande sorpresa dei medici. L’episodio segnò profondamente il giovane Gaspare, accrescendone la devozione per San Francesco Saverio, tanto che, a un certo punto, manifestò l’intenzione di diventare anch’egli sacerdote missionario Gesuita. Tuttavia, non era questo il disegno della Provvidenza. La sua vocazione era per il sacerdozio secolare, ma in un modo molto più “dinamico e attivo” rispetto a quello dell’epoca. Il suo ardore apostolico si manifestò già in adolescenza con la sua assistenza ai poveri e ai malati dell’Ospizio di Santa Galla, attiguo all’omonima chiesa nel centro di Roma, opera che resterà per sempre nel suo cuore. In seguito entrò in seminario, e fu ordinato sacerdote il 31 luglio 1808. Da quel momento intensificò l’apostolato fra le classi popolari dell’Urbe, fondando il primo oratorio presso la chiesa paleocristiana di Santa Maria in Pincis e specializzandosi nell’evangelizzazione dei cosiddetti “barozzari”, i carrettieri della campagna romana che giungevano a Roma per i vari commerci e che avevano i loro depositi di fieno nel Foro Romano, chiamato allora Campo Vaccino. Anche nel primo decennio del 1800 correvano tempi di certo non facili né per la Chiesa, a causa dell’invasione francese in Italia e dell’occupazione dello Stato della Chiesa. Le cose andarono sempre più peggiorando, fino a quando, nella notte dal 5 al 6 luglio 1809, gli occupanti francesi compirono un inaudito oltraggio alla Chiesa, facendo prigioniero e deportando Papa Pio VII (dal 1800 al 1823). Il Pontefice, difatti, aveva rifiutato di sottomettersi, pronunciato questa formula per rispondere alla richiesta di cedere all'Impero Francese i territori dello Stato Pontificio: “Non debemus, non possumus, non volumus” (Non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo). In quel clima di prevaricazione, Gaspare, novello canonico della Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio, come tutto il clero, si trovò dinanzi alla scelta drammatica di piegarsi all’imposizione del giuramento di fedeltà alla Francia, contro le direttive del Papa, o di rifiutare e venire arrestato e perseguitato. Alcuni religiosi si piegarono, ma il canonico del Bufalo no. Il 13 giugno 1810, coraggiosamente, rifiutò il giuramento di fedeltà agli occupanti e fu condannato all’esilio e poi al carcere, che subì con animo sereno per quattro anni. Infatti, convocato nella Prefettura di Roma, rispose in modo lapidario e simile al Pontefice, ai funzionari francesi che gli chiedevano di firmare un giuramento di fedeltà: “Non debbo, non posso, non voglio!”. Di qui il suo esilio da Roma con una prima destinazione a Imola, poi a Bologna (dove per sette mesi fu nel centrale carcere di San Giovanni in Monte) e più tardi a Lugo, tutte località della Romagna, nello Stato Pontificio (oggi nella Regione Emilia-Romagna). Raggiunto, in esilio, dalla notizia della morte della madre, soffrì ma non cedette. Intanto il cerchio si strinse ulteriormente, chi non giurava fedeltà ai francesi non poteva restare nello Stato della Chiesa. Così Gaspare, passando per Firenze, si imbarcò a Livorno e raggiunse i circa 245 sacerdoti che si erano rifugiati in Corsica, anch’essa occupata dalla Francia fin dal 1769, dove si sentiva a casa. Nei primi mesi del 1814, dopo la caduta di Napoleone, poté finalmente tornare a Roma, mettendo le sue forze e la sua vita al servizio del Papa. Pio VII gli ordinò di dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale. Quale mezzo efficacissimo per promuovere la conversione dei peccatori e per debellare lo spirito di empietà, scelse la devozione al Sangue Preziosissimo di Gesù, della quale divenne ardentissimo apostolo. Fu così che, il 15 agosto 1815, presso l’abbazia della località San Felice di Giano, piccolo centro dell’Umbria (oggi Giano dell’Umbria, provincia di Perugia), fondò la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, opera finalizzata al rinnovamento sacerdotale e all’apostolato popolare, alla quale s’iscrissero uomini di grande santità, come il Venerabile sacerdote Giovanni Merlini (1795-1873) e Don Giovanni Mastai Ferretti (1792-1878), il futuro Papa Pio IX (dal 1846 alla morte). Gaspare rinunciò al canonicato e si dedicò con profondità e abnegazione alla sua Opera. I nuclei di sacerdoti e di collaboratori s’irradiarono prodigiosamente. Il primo fu collocato nel piccolo comune umbro di Giano nel 1815. Crocefisso in mano, i missionari del Preziosissimo Sangue tenevano nei singoli paesi giornate di meditazione, di dialoghi e di confessioni. Quattro anni più tardi, seguì la casa di Pieve Torina (oggi provincia di Macerata, regione Marche). Nel 1821 fu la volta di Albano laziale (Roma), che sarà un punto cardine per la Congregazione. Di qui s’irradiarono in Romagna, ma specialmente nella difficile area della Ciociaria (corrispondente pressapoco alle odierne province di Frosinone e Latina, regione Lazio), allora denominata provincia “di Marittima e Campagna”, nel basso Lazio, infestata dai briganti. Infatti, proprio quest’ultima piaga vessava particolarmente lo Stato Pontificio, come, del resto, anche altre regioni d’Italia. Il Pontefice Leone XII (dal 1823 al 1829), volle inviare in mezzo a loro i Missionari del Preziosissimo Sangue e in particolare proprio il loro fondatore, Gaspare, che con le sole armi del crocefisso e della misericordia evangelica, riuscì a ridurre la terribile piaga nei dintorni di Roma e a riportare pace e sicurezza tra le popolazioni. Sostenne con straordinario coraggio, altresì, la lotta accanita che gli mossero le società segrete, in particolare la Massoneria. Comunque, nonostante le loro minacce e gli attentati alla sua stessa vita, egli non cessò mai di predicare apertamente contro tali sette, fucine di rabbioso laicismo ateo. Tanto grande fu il suo ardore, che convertì intere logge massoniche, senza mai stancarsi di mettere in guardia il popolo contro la loro propaganda satanica. Stremato da una vita spesa tutta al servizio di Dio, morì a Roma il 28 dicembre 1837, all’età di soli cinquantuno anni. Fu beatificato da Papa San Pio X il 18 dicembre 1904 e canonizzato dal Pontefice Pio XII il 12 giugno 1954. Il suo corpo riposa a Roma nella chiesa di Santa Maria in Trivio. E’ Patrono della città di Sonnino (provincia di Latina), cittadina particolarmente vessata dal brigantaggio, che Gaspare salvò dalla completa distruzione.
Roberto Moggi
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