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Monastero agostiniano di Santa Chiara della Croce

7 APRILE 2019 - PELLEGRINAGGIO AL MONASTERO AGOSTINIANO DI SANTA CHIARA DELLA CROCE A MONTEFALCO (PERUGIA, UMBRIA)
La storia del Monastero Agostiniano di Montefalco (Perugia) iniziò poco dopo il 1260, con Giovanna di Damiano, fanciulla di Montefalco che scelse di vivere da povera “penitente”, una delle prime forme di vita religiosa comune, nelle vicinanze del paese. A lei si unì fin dal principio la sua amica Andreola, con la quale andò a vivere in una casetta a quel tempo in aperta campagna (oggi divenuta la Chiesa di Santa Illuminata,all’interno del paese), che il padre aveva fatto costruire per lei, di fronte all’ospedale dei poveri del Comune. Divenne un cosiddetto “reclusorio”, che rappresentava, allora, una forma di vita religiosa assai diffusa. Verso il 1273, la sorellina di Giovanna, Chiara di Damiano, all’età di soli sei anni, chiese ed ottenne di andare a vivere anche lei nel reclusorio. Alle tre recluse, si aggiunsero poi, nel tempo, altre quattro giovani. Raggiunto il numero di sette, il primitivo reclusorio risultò troppo piccolo e la comunità decise di trasferirsi in quello assai prossimo dedicato a Santa Caterina. Lo spostamento, in ogni modo, avvenne con la prospettiva di costruire un vero e proprio monastero, sempre con l’aiuto del padre Damiano. L’alto numero delle giovani che aderirono alla vita comune consacrata, il loro stile di vita perfettamente evangelico, la devozione verso di esse dei cittadini di Montefalco, ma soprattutto della vicina Spoleto (Perugia), le incoraggiarono a richiedere una regola di vita e il riconoscimento ecclesiale dello stato monastico. Il 10 giugno 1290, il Vescovo di Spoleto Gerardo concesse alla comunità la Regola Agostiniana. La concessione della Regola di Sant’Agostino fu e resta un fatto basilare nella storia del Monastero e nella spiritualità agostiniana in esso vissuta. Il 4 luglio del 1492, le monache al loro interno scelsero di seguire due orientamenti diversi: una parte lasciò la comunità, adottando la spiritualità francescana e, accogliendo la donazione del Comune, trasferendosi nell’ospizio di San Leonardo accanto al Monastero di Santa Chiara. Il Monastero di Santa Croce, dove ancor oggi rimane il corpo di Santa Chiara, rifiorì però rapidamente e aumentò il numero delle monache professe che, nel 1503, erano salite a ventitré. La vita regolare riprese ed è tuttora in vigore, dopo aver superato non poche difficoltà e le due soppressioni ben note, quella degli occupanti francesi e quella del Regno d’Italia. Nell’anno Centenario 2008 la comunità vide nascere, per volontà del Priore Generale dell’Ordine Agostiniano, la collaborazione con l’Eremo Agostiniano di Lecceto in Siena. La coincidenza vuole che nell’Eremo di Lecceto, nel secolo XV, si fosse formato l’agostiniano frate Anselmo da Montefalco, teologo del Vescovo di Spoleto, poi nominato dal Papa Innocenzo VIII Vicario Generale, infine Priore Generale dell’Ordine Eremitano di Sant’Agostino, riconfermato incessantemente per ben nove anni, fino a quando vecchio e malato si dimise e stabilì che, dopo la morte, il suo corpo fosse trasferito all’Eremo tanto amato di Lecceto. La storia d’amore che continua con le sue connessioni e le sue sorprese. Oggi il monastero porta il nome di Santa Chiara da Montefalco, in onore della santa.
Roberto Moggi
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